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VINO E CUCINA

ABBINAMENTI GASTRONOMICI

Vino e Cucina. Per noi italiani, sedersi a tavola è un vero e proprio rito, che merita di essere celebrato con piatti gustosi e un buon bicchiere di vino. Farlo tra le pareti domestiche, condividendo questo piacere con i nostri ospiti, è una soddisfazione ineguagliabile e alla portata di tutti, meglio se consigliati da un’esperta di cucina e da un grande appassionato di vini.

vino-e-cucinaCIBO

Antonella Clerici e Bruno Vespa si cimentano, per la prima volta insieme, in un libro che non è solo una guida all’abbinamento di cibi sfiziosi e ottimi vini. Ma anche un insolito itinerario nel mondo della gastronomia italiana, attraverso i sapori, gli aromi e i prodotti tipici della nostra penisola, che in questo campo non conosce eguali. Dalle Alpi al Salento, dal Friuli-Venezia Giulia alla Sicilia, le aspiranti cuoche e gli amanti della buona tavola troveranno, per ogni stagione, famose ricette della tradizione regionale, pietanze classiche. Ma rivisitate con un tocco di fantasia, nuovi e sorprendenti accostamenti, piatti in grado di soddisfare i vegetariani e chi, pur seguendo una dieta, non rinuncia a premiare il palato.

VINO

E, visto che l’Italia è la patria dei vini, accompagnano ogni portata due proposte enologiche mirate a esaltarne il gusto, magari anche grazie ai più arditi abbinamenti: con il pesce spada, protagonista della cucina di mare, un inaspettato Chardonnay della Valle d’Aosta, con la toscanissima ribollita un morbido Lagrein altoatesino, con la pasta e fagioli, piatto povero dei nostri nonni, nientemeno che un bianco fermentato in anfore di terracotta. Attraverso 100 ricette e 200 schede dei nostri migliori vini, un viaggio ricco di suggestioni in cui la sapienza e la cultura tutta italiana dell’arte di cucinare sono indissolubilmente unite al piacere, altrettanto italiano, dello stare a tavola nel connubio perfetto di vino e cucina.

SICILIA, DIARI DI VENDEMMIE

VENDEMMIA, TUTTO AL FEMMINILE

Una Sicilia del vino al femminile quella sondata dalla penna di Andrea Zanfi nel libro “Sicilia, Diari di Vendemmie”, edito dalla S&B. Lo scrittore toscano amante e conoscitore dell’Isola, a cui ha già dedicato due pubblicazioni “Viaggio tra i grandi vini di Sicilia” e i “Vivo è – i Mercati del pesce in Sicilia”, vi ritorna con un occhio da osservatore, scegliendo questa volta come interlocutrici privilegiate le produttrici di vino.
Si tratta di un diario di viaggio che si evolve in 200 pagine, scandito per giorni e costellato di appunti di viaggio, riflessioni e impressioni fissati con uno stile mordente e profondo. Dialogando con loro, frequentando la loro realtà, accompagnandole nella vita di cantina e tra i filari durante la vendemmia, Zanfi ritrae donne alter ego di una terra colorata, ricca di passione che cela una forte ambizione. “Dopo dieci anni che frequento la Sicilia questa volta vi ho trovato un grande senso e una grande voglia di fare, ho notato che c’è un desiderio di lasciarsi alle spalle ciò che era, che è stato, l’immobilismo. Si è presa coscienza che questa terra può dare di più. Vedo opportunità – commenta lo scrittore -. Ho visto negli occhi di queste persone la voglia, la frenesia di volere raggiungere obiettivi. Sono donne che stanno con i piedi in due staffe, una in Sicilia e l’altra nel mondo. Donne che sanno confrontarsi con il mondo, pur non avendo voglia di staccarsi da questa terra, che hanno deciso di fare diversamente da come venti anni fa hanno fatto altri uomini e altre donne. Loro invece hanno voluto restare cocciutamente legate alla loro terra, con la volontà di darle un’identità”. Una terra quindi con una marcia in più la Sicilia ritrovata da Zanfi, più competitiva rispetto ad altre realtà proprio grazie al fattore femminile e prettamente siciliano. “C’è una unione di forza tra queste donne, la famiglia, la terra e il lavoro, questi sono elementi che non sono riuscito a staccare e a portare su un piedistallo differente. Forse ho riscontrato questo nelle più giovani, ma le altre donne sono portatrici di un meccanismo che li unisce tutti. Personalità uniche nel panorama nazionale, atipiche, creano un distinguo tra la donna imprenditrice del vino siciliana e il resto delle altre italiane. Le quali hanno una visione imprenditoriale della loro terra. Invece in Sicilia la donna è ancora legata con un rapporto estremamente intelligente e forte all’ambiente in cui opera, e lo difende. E tutti i sacrifici li fa per essere protagonista di quello che ha costruito, lo fa per la famiglia, per i figli, per il territorio”.

LA SICILIA E IL TERRITORIO

I territori sono decritti da Zanfi come isole, che non si possono paragonare tra loro, ciascuno unico a sé. “Non parlo di isola, parlo di isole, di un continente, di terre, non uso mai il singolare nel mio libro. Difficile stabilire quale possa essere il territorio che più mi ha sorpreso. Ho voluto affrontare questo viaggio come un deja vu dei miei viaggi fatti in precedenza, con un altro spirito, da osservatore, mi ha consentito di analizzare tutto in modo molto più sereno e tranquillo. La Sicilia ha una complessità che non finisce mai di stupire, è sempre in progress, ha spazi di crescita estremamente grandiosi e che devono essere supportati da scelte politiche, programmatiche e da una grande volontà da parte degli imprenditori di misurarsi con le loro stesse capacità. Un miglioramento generale c’è del mondo del vino siciliano, negli ultimi tre anni ha fatto passi da gigante, enormi, e per dirla con una espressione prettamente siciliana “ancora non siamo a niente”, è questo il concetto che i siciliani hanno dentro”. Il libro si struttura in un doppio racconto letterario e fotografico. Questo affidato all’occhio di Giò Martorana. Le pagine sono accompagnate da un reportage fotografico voluto dall’autore proprio in bianco e nero.

UN’ ITALIA, 150 PIATTI 150 VINI 150 TERRITORI

IL CIBO CHE UNISCE I PALATI

Cucina e territorio. Quale modo migliore di unificare ed unire ancora di più il Paese se non in tavola?

L’aspetto decisamente più appassionante della cucina e della tavola è unire ogni territorio, senza mai dividere. Per celebrare, ancora una volta, i 150 anni dell’unità d’Italia all’inizio del 2011 il Progetto “SapereSapori” di WebFl@vors e l’Associazione Nazionale Città del Vino hanno avviato un’azione di raccolta e divulgazione dei piatti tradizionali che raccontano le caratteristiche culturali e storiche di ogni territorio.
L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio dell’Itinerario Culturale Europeo “Iter Vitis – Les Chemins de la Vigne”, che si propone di promuovere, valorizzare e tutelare il patrimonio europeo, materiale e immateriale, della cultura della vite e del vino. L’Associazione Internazionale Iter Vitis si è, infatti, riconosciuta nell’obiettivo espresso dai “Un’Italia: 150 piatti, 150 territori, 150 anni” di censire e diffondere “saperi e sapori” dei nostri territori, meritevoli di essere valorizzati e tramandati alle giovani generazioni anche per il loro valore storico e culturale.

Ricette regionali

La raccolta delle ricette regionali è iniziata a marzo e la partecipazione ha superato gli obiettivi sperati: Ristoranti, Agriturismi, Chef, Pro Loco, Comuni, Strade del Vino e Comunità Montane hanno risposto con entusiasmo all’ invito indicandoci i piatti a loro giudizio più rappresentativi della tradizione locale. Coinvolte tutte le regioni italiane, con Umbria e Lombardia in testa per numero di ricette pervenute, seguite da vicino da Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Sicilia e Veneto.Una giuria scelta fra giornalisti eno-gastronomici, scrittori e chef ha poi selezionato 150 piatti abbinandoli a vini rigorosamente italiani, scegliendoli tra quelli premiati alle ultime tre edizioni de La Selezione del Sindaco, il Concorso Enologico Internazionale organizzato ogni anno dall’ Associazione nazionale Città del Vino. L’elenco è lungo ed oltremodo saporito: dai ravioli con funghi e selvaggina della Valle d’Aosta allo stocco di mammola calabrese, dalla suppa thìniscolesa del nuorese al brodetto romagnolo, il puzzle delle eccellenze gastronomiche del nostro Paese si è rapidamente arricchito di proposte.

BERE DOLCE ITALIA

bere dolce italiaBere Dolce Italia è il nuovo catalogo edito dall’Associazione Nazionale Città del Vino, tramite la sua società di servizi Ci.Vin srl., dedicato ai vini passiti e dolci italiani. Si tratta di 334 vini selezionati da Gigi Brozzoni del Seminario Permanente Veronelli, un repertorio della migliore produzione di questa tipologia di vini non sempre conosciuta dal grande pubblico.

I vini dolci, in particolare i vini passiti, nel nostro Paese testimoniano una cultura del vino antica perché figli di pratiche di vinificazione e produzione spesso tramandati da secoli. Sono i vini dell’amicizia e dell’accoglienza, quei vini che un tempo erano offerti all’ospite che bussava alla porta di casa in visita di cortesia.

Oggi sono definiti vini da meditazione e si consumano anche lontano dai pasti, abbinati a pasticceria secca e dolci della tradizione; in Italia ne esistono molti, frutto dell’appassimento e della vinificazione di uve autoctone, talvolta rinforzati con alcol e quindi considerati liquorosi.

Quali sono?

Nella guida Bere Dolce Italia ci sono vini particolari, spesso rari, prodotti in piccole quantità, conosciuti localmente, frutto di una sapiente artigianalità e manualità che parte dalla coltivazione della vigna e prosegue in cantina, fino a raggiungere le nostre tavole;

Le loro peculiari caratteristiche devono essere conosciute e tutelate, valorizzando il forte legame che hanno con il territorio. In alcuni casi sono diventati il simbolo di una terra del vino.

Questo atlante, suddiviso per regioni, ne presenta alcuni, i migliori secondo l’autore che ha realizzato di ogni vino dolce la scheda che ne sintetizza la qualità e la tipologia, il vitigno o i vitigni utilizzati, la zona di produzione, la tecnica di produzione e traccia un breve cenno all’azienda. Ma un aspetto interessante sta anche nella lunga e ricca parte introduttiva

Gigi Brozzoni ha curato assieme a Marco Magnoli  fornisce dettagliate note tecniche utili a capire le differenze che ci sono tra le varie tipologie di vino: tra passito e liquoroso o fortificato, tra i diversi passiti le loro modalità di appassimento o maturazione delle uve, i vini del ghiaccio o di muffa nobile e anche le bollicine dolci.

Eccellenza italiana

I GRANDI NOMI DELL’ ITALIA

Tutti i primati internazionali del made in Italy, dal ‘900 ad oggi, sono raccolti in «Eccellenza Italiana» di Cristina Palumbo Crocco. Già nella prefazione, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, manifesta un pensiero condiviso quando dice che «noi italiani sappiamo bene che a dover essere esaustivi nell’elencare le eccellenze italiane c’è da perdersi in un vero e proprio oceano di bellezza e creatività».

eccellenza italianaSe il vino è il prodotto italiano più venduto al mondo, secondo l’International Wine Challenge, che ha valutato circa 10 mila vini provenienti da tutto il globo, il Brunello di Montalcino Riserva 2004 è il miglior vino rosso al mondo. Il made in Italy eno-gastronomico per cui siamo riconosciuti e imitati ovunque sono anche il parmigiano reggiano, il prosecco, il caffè, i prodotti ortofrutticoli e, ovviamente, la pasta.

Le ricchezze del nostro territorio

L’Italia è prima al mondo per patrimonio artistico e culturale ed è in vetta alle classifiche anche per vino e parmigiano reggiano, alta moda, lavorazione dell’oro e produzione di yacht. L’Italia è sempre stata icona di stile nella moda. I nostri migliori brend vestono con classe milioni di persone nel mondo. Nella trasformazione dell’oro non abbiamo rivali in Europa e nel mondo occupiamo il vertice del mercato della gioielleria. L’Italia è anche primo produttore mondiale di macchine utensili a deformazione, mentre rappresenta un’eccellenza indiscussa a livello internazionale la produzione di yachts. Nel volume, l’autrice descrive la storia dei riconoscimenti internazionali all’Italia, a partire dal ‘900 fino ad oggi, nei principali settori di interesse collettivo come il design, l’architettura, la moda, il cinema, il teatro, l’enogastronomia, l’impresa, la ricerca scientifica e sanitaria, l’editoria, la fotografia, lo sport, la musica classica e leggera, la danza classica, il volontariato e le missioni italiane all’estero. Vi si scopre che i belgi come i britannici, i tedeschi e gli svedesi amano tanto visitare i nostri piccoli centri e i nostri splendidi siti archeologici, mentre i francesi si concentrano sulle grandi città d’arte. Si apprende anche che il numero dei titoli di libri italiani venduti all’estero ha registrato in pochi anni un aumento del 93,3%, che uno dei marchi della gioielleria italiana ha vinto ben 18 volte il Diamonds International Awards, gli oscar mondiali del settore. L’Italia è prima al mondo anche nella produzione e commercializzazione delle macchine utensili per il confezionamento dei prodotti. Curiosando tra le pagine, inoltre, si apprende che il primo grattacielo ruotante completamente ecosostenibile a Dubai, la progettazione di molte università nel mondo, l’Europark di Salisburgo, alcuni aeroporti internazionali, la Citè International de Lyon e tantissime altri progetti d’eccellenza sono firmati da architetti italiani.

Guida dei Vini di Sicilia 2012

guida-vini-sicilia2012QUANDO SCEGLIERE DIVENTA FONDAMENTALE

La Guida dei vini di Sicilia  è uscita con il Giornale di Sicilia. Questo bellissimo e straordinario libro, nato per gli amanti del buon vino, è già in edicola e qui si trovano notizie su ben 50 etichette. In questo libro abbiamo non solo notizie sui vini siciliani, ma c’è in un certo qual modo tutto lo sforzo della Sicilia di investire sul vino, di recuperare la tradizione vinicola e di valorizzare al meglio il territorio.
La presentazione della Guida era stata fatta il 15 dicembre 2011 presso il Castello Utveggio di Palermo, sono stati consegnati i dieci super premi. Momento clou celebrato dai curatori della guida Fabrizio Carrera e Gianni Giardina che hanno consegnato il massimo riconoscimento a quei vini e personaggi rappresentanti del miglior spaccato della Sicilia del vino, per qualità e impegno. Ecco i dieci super premi e le motivazioni dei curatori: Miglior spumante: Brut Rosè 2008 – Scammacca del Murgo – Santa Venerina (Ct) Dal fitto e lungo perlage ci è piaciuto per i profumi finissimi di frutti di bosco. Di grande piacevolezza al palato, fruttato, fresco e sapido. Per noi è anche un campione di convenienza. Miglior bianco: Gibelè 2010 Zibibbo secco di Pellegrino – Marsala (Tp) Il bianco che vola più in alto di tutti, al naso sprigiona piacevolissimi profumi floreali che ricordano l’acacia, la pesca bianca e delicatissimi agrumi. Al palato una bella sapidità supportata da una vena acida che lo rende ancora più intrigante. Miglior rosso: Lusirà 2009 di Baglio del Cristo di Campobello – Campobello di Licata (Ag) È un vino che incanta per le sensazioni di frutta: prugna, ciliegia e note di marasca. Avvolgente e corposo, di raro equilibrio, sontuosità, piacevolezza. Con tannini morbidissimi. L’eleganza dei grandi vini. Miglior rosato: l’Osa! 2010 di Paolo Calì – Vittoria (Rg) Non è la tipologia più fortunata dei vini che si producono in Sicilia. Ma ogni anno abbiamo sempre trovato un’etichetta migliore delle altre. Un vino dai profumi di iris e violetta e dalla vivacità leggera, petillant direbbero i francesi. Croccante e aromatico. Miglior vino dolce: Ben Ryè 2009 di Donnafugata – Pantelleria (Tp) È uno dei vini siciliani più buoni in assoluto. Nelle varie annate si conferma un’etichetta da primato. Profumi irresistibili di albicocca e datteri, mai stucchevole. Grande persistenza. Legame col territorio fortissimo. Un classico del bere bene. Miglior vino nel rapporto qualità-prezzo: Calanica Frappato & Syrah 2010 di Duca di Salaparuta – Casteldaccia (Pa) Uno stile moderno che coniuga piacevolezza, eleganza e struttura. Che richiama il terroir e strizza l’occhio al mondo intero. In enoteca a poco più di cinque euro. Un biglietto da visita della Sicilia. Miglior azienda emergente: Tenuta Gatti di Nicolas Gatti – Librizzi (Me) Un po’ di attenzione perché questa cantina sta dando visibilità a un territorio con margini di crescita colossali. E i titolari lo sanno, tanto che stanno scommettendo tutto su quella fascia di terra che guarda il mar Tirreno. E con un risultato immediato: aver attirato i riflettori degli appassionati sempre in cerca di novità e di sorprese. Insomma, ne sentirete parlare. Miglior enologo: Salvatore Martinico. Se lo andate a trovare in qualche cantina non vi porta a vedere le botti e i fermentini. Ma il vigneto. Quasi un’ossessione. Se vi fa assaggiare qualche suo vino non vi dice quant’è buono ma che quello è il territorio. E con serena ostinazione e ottimi risultati sta stanando il volto profondo di tante realtà vitivinicole della Sicilia. Miglior rapporto cantina-territorio: Gulfi – Chiaramonte Gulfi (Rg) La vista sui vigneti è già un colpo d’occhio che vale il viaggio. Se poi vi avvicinate vedrete le piante fitte e sistemate in un disegno armonico e rigoroso come pochi. E a tenere tutto in riga i filari solo paletti di pino marittimo. Un dettaglio che ci dice molte cose. Squarci di paesaggio siciliano che vorremmo vedere più spesso. Vince il superpremio come miglior rapporto cantina-territorio. Miglior viticoltore: Giovanni Bonomo Guardategli il volto. Guardategli le mani. È un uomo della terra di quelli che piacciono a noi. E che sono i grandi custodi del vino e dei territori estremi. Aggiungete pure che lavora in un contesto geografico difficile. Dove la vigna va difesa dal vento e dal sole cocente. La sua uva è garanzia di qualità per tutti. Noi lo abbiamo voluto qui per il suo impegno e la sua esperienza.

SELEZIONI DEI VINI ROSSI SICILIANI

IL ROSSO DELLA SICILIA

Il 4 gennvini rossi sicilianiaio 2012 è stato presentato a Villa Zito a Palermo il volume Selezione dei vini rossi siciliani. Il libro è il progetto editoriale frutto della collaborazione tra la Domenico Sanfilippo Editore. Pubblicato dal quotidiano La Sicilia e la rivista Enos bimestrale di cultura dei vini dell’Isola, diretto da Dario Pennica .
Quindi il volume, con una tiratura di 10 mila copie, sarà in vendita con il quotidiano e nelle edicole siciliane. Al suo interno raccoglie l’analisi di 149 etichette, selezionate su duemila campioni censiti da cinque professionisti.

Rossi 2012

ANNATA DOPO ANNATA

CERCHI UN LIBRO DI VINI?” I Rossi 2012″ é il primo volume di una raccolta, chiamata “Vini di Sicilia”, articolata in quattro libri che si occuperanno rispettivamente di vino rosso, di spumanti e dolci, di bianchi e infine di alberghi e ristoranti. Presentato a Palermo, nella sede di Villa Zito, in via Libertá 52, il libro “I Rossi 2012”.

Un testo, nato dall’idea del direttore del bimestrale “Enos”, Dario Pennica, ed edito dalla Domenico San Filippo Editore, che ha visto la luce grazie alla partnership di Unicredit Group.

“Abbiamo voluto partecipare a questo progetto perché crediamo che la cultura eno-gastronomica siciliana possa essere un trampolino di lancio per il turismo in Sicilia – ha spiegato il responsabile di Territorio Sicilia di Unicredit, Roberto Bertola -. Speriamo così che il turista, che non é solo interessato ai lidi balneari, possa avere delle opzioni valide per poter trascorrere al meglio la sua vacanza sull’isola”.

I libri della collana, che avranno una cadenza trimestrale, potranno essere acquistati in edicola a partire dalla metà di dicembre. “I contenuti della collana sono stati affidati ad una squadra di specialisti che hanno selezionato i prodotti provenienti dalle vigne siciliane – ha spiegato Pennica -. In Sicilia c’è una grande cultura inesplorata legata al vino e con questa collana speriamo di poter dare una grossa spinta ad un settore che a nostro parere può essere trainante per l’economia e turismo dell’isola”.

Presente all’incontro anche Domenico Ciancio Sanfilippo, editore de La Sicilia, che durante il suo intervento all’incontro ha spiegato: “Penso che questa collana abbia un grosso valore simbolico per la Sicilia e per il settore eno-gastronomico in genere. Abbiamo voluto seguire questo progetto di un libro di vini perché in Sicilia mancava un prodotto librario che avvicinasse qualunque genere di lettore alle grandi varietà di vini presenti in Sicilia”.

SICILIA. L’ISOLA DEL VINO

Isola del vino: Non c’è paese in cui il vino sia così importante e prezioso come la Sicilia, regione che ha riscoperto in questi ultimi anni una straordinaria vocazione alla produzione viti-vinicola. Quindi, aisola del vinolla tradizione del vino ed alla cultura che ne scaturisce, il Gruppo Editoriale Kalòs ha dedicato il volume Sicilia. L’isola del vino, a cura di Antonino Buttita e Girolamo Cusimano.
Il volume affronta il tema secondo alcune precise prospettive: Antonino Buttitta delinea la storia antropologica, letteraria e sociale del vino e della sua produzione, e l’evoluzione che il ruolo della mitica bevanda ha subito in Sicilia attraverso le diverse civiltà; Girolamo Cusimano affronta il tema della storia delle produzioni, dei vitigni e delle tecniche di vinificazione, dalle politiche dei Florio ai nostri giorni. Alle note di Giuseppe Aiello e di Sergio Bonanzinga, è infine affidato l’approfondimento di alcuni aspetti tecnici della coltivazione della vite da un lato, e della tradizione dei canti e delle musiche collegati alla vendemmia, dall’altro.

La Sicilia, più che mai, si conferma ‘isola del vino’ per eccellenza.

Il libro (collana ‘Lingua madre’, 144 pagine, euro 30,00) con testi in italiano e inglese, è corredato da un ricco apparato iconografico.

Cibo ed Eros

LA LIBIDO NEI CIBI

Cibo erotico! La caponata di melenzane servita tiepida è il preludio migliore a esotiche e travolgenti esperienze erotiche; l’insalata di arance condita con carote a rondelle e sottili fette di bottarga di tonno va gustata insieme alle confidenze di un’amica molto particolare. Poche sono le certezze di Anciluzza da quando suo marito Gaetano, che non avrebbe mai potuto lasciarla perchè lei “ci piangeva troppo”, l’ha abbandonata.
Tra queste certezze però c’è il potere che la sua cucina ha sugli uomini. Uscito per la prima volta nel 2007 da Iride (Gruppo Rubbettino) e di nuovo in libreria dal 24 marzo scorso grazie alla riproposta di Rubbettino che presenta ad un pubblico più vasto il romanzo d’esordio dell’autrice de Il conto delle minne(Mondatori, 2009),L’assaggiatrice di Giuseppina Torregrossa, tra ricette ed odori, è anche una storia di emancipazione femminile che passa proprio attraverso l’arte culinaria: per mezzo di piatti sapientemente preparati si legano invisibili fili con uomini che sono anche potenziali amanti e si scopre la propria libera capacità di darsi. E curiosamente quest’emancipazione passa per un’attività alla quale tradizionalmente molte donne, all’interno della famiglia, sono invece “relegate” perchè nutrici e fattrici.Anciluzza, spinta dalla sorella Fifidda e pressata dalla necessità di pagare il mutuo della casa dopo l’abbandono da parte del marito, apre una “putìa” di prodotti tipici siciliani in un piccolo locale sul mare di Tummìna, a Strafalcello. Da casalinga di mezza età, laureata ed insoddisfatta, Anciuluzza si scopre così imprenditrice: prepara manicaretti per paesani e turisti e grazie alla cucina ama e si concede senza riserve. Ad Hamed, misterioso e passionale, ad Adele che faceva l’estetista in Germania e conosce tutti i segreti del piacere fisico, a Cicciu lu Sceccu, infantile e animalesco negli approcci come nell’amore. Chi passa dalla “putìa” mangia, ama e racconta qualcosa di sé con uno stile così ricercato che, in contrasto con la lingua nell’io narrante misuratamente imbevuta di dialetto, le vite stesse degli avventori restano avvolte da un’atmosfera quasi onirica.
Odori e sapori (che è anche il nome del locale aperto da Anciluzza) danno alle pagine del romanzo una mollezza postprandiale. Giorni e tramonti si susseguono mentre Ancilluzza prepara cassatele di ricotta e scorzette di agrumi candite ma le esperienze che lei matura nella controra concedendosi al desiderio e guardando Popò l’ausiliario del traffico, Rosolino il posteggiatore, l’affascinante Romana intrusciata in un vestito azzurro la cambieranno. La donna che in questo originale percorso di formazione teme ancora il giudizio moralista dei compaesani è infatti maturata fino al punto da restare così insensibile di fronte al ritorno del marito, nauseata dal ricordo del suo sesso rapace, violento ed egoista, da farlo andar via di nuovo per poter continuare a vivere la sua “vita viva”.
Non siamo certo di fronte ad una realtà fortemente maschilista come quella messicana rappresentata da Laura Esquivel in Dolce come il cioccolato – da cui è nel’92 Alfonso Arau, marito della Esquivel, trasse il film Come l’acqua per il cioccolato – ma la protagonista della Torregrossa ha qualcosa che la imparenta con Tita, ineffabile cuoca di quel romanzo, capace di trasferire nei cibi le proprie emozioni, provocando in chi li mangia gioie ma anche dolori così intensi da giungere al pianto.
E’ forse il sensuale calore dei paesi del Sud a creare strani ed inediti legami tra cibo ed eros. Infatti, come la Torregrossa fa precedere ogni capitolo da una ricetta della tradizione isolana, così la brasiliana Dona Flor e i suoi due mariti, si presenta subito, in esergo, con una serie di preziosi consigli per una perfetta veglia funebre tra i quali, va da sè, inserisce un elenco di cibi che non devono assolutamente mancare: il caffè da servire con latte, pane imburrato, formaggio e biscotti per sostenere quanti vanno a visitare la salma; la cioccolata bollente da alternare a vassoi con panini al formaggio o ai salumi; oppure, volendo proprio fare una “veglia di lusso”, Dona Flor prescrive il brodo di gallina, le polpettine di baccalà, il fritto misto, le crocchette, i dolci e la frutta secca. Selvaggia, affascinante e naturalmente provetta cuoca è anche Gabriella – protagonista dell’altro romanzo di Amado, Gabriella garofano e cannella. Sinuosa quando balla scalza facendo impazzire gli avventori del bar Vesuvio dell’arabo Nacib Saad e irresistibile quando si muove tra i fornelli, la mulatta. Gabriella è un’altra figura di questa ideale galleria di eroine in sedicesimo che hanno fatto della cucina un’arma portentosa di seduzione ma anche di libertà.
Si tratta in tutti i casi di donne che accolgono corpi e li nutrono attingendo con leggerezza a ciò che hanno di più prezioso, la capacità di donare la vita. E così che il cibo si fa veicolo per più intime comunicazioni: Anciluzza lo impasta, lo cuoce, lo condisce e lo serve. Con le mani lo prende dal piatto e lo lascia gustare ad i suoi amanti. “Mi imbocchi come a un picciriddo” è la richiesta di Cicciu lu Sceccu, mentre altrove è Anciluzza stessa che, come farebbe mamma uccello con la sua nidiata, assapora appena un pezzetto di pignoccata e, in un bacio, lo passa nella bocca di Hamed.
Una donna dunque che sfama corpi e alimenta desideri. Sesso e cibo riscrivono così un’ideale geografica del desiderio in cui qualsiasi donna sappia cucinare per un uomo, siciliana o sudamericana che sia, ha su di lui un potere sottile eppure in grado di affrancarla.

Emanuela E. Abbadessa La Repubblica 11/04/2010