IL PISTACCHIO DI BRONTE E SAGRA DEL PISTACCHIO – 29 SETTEMBRE / 30 OTTOBRE 2007

Ai più risulta più familiare associare al nome Bronte il cognome delle sorelle Bronte e in particolare Emily che tanto lustro hanno dato alla letteratura, ma non molti sanno che un sottile filo rosso (sarebbe più corretto dire verde e vediamo il perché) lega la grande scrittrice alla città di Bronte in Sicilia.
Bronte è una città di 20.000 abitanti che si trova sul versante occidentale del vulcano più dispettoso d’Europa, il Monte Etna, incastonata come uno smeraldo tra i boschi delle pendici dell’Etna, il fiume Simeto e i Nebrodi e collocata all’interno di una Riserva, il Parco Naturale dell’Etna, che possiede un habitat particolarmente adatto allo sviluppo e alla conservazione di quella che è diventata la vera ricchezza, la gemma per eccellenza della città siciliana.
Ma prima chiariamo come mai esiste un legame tra l’Irlanda e la Gran Bretagna e la Sicilia. Nel XVIII secolo, dopo aver appreso che l’Ammiraglio Nelson era stato insignito del titolo del Duca di Bronte (e per chi non lo avesse mai saputo la news fa un certo effetto!), Patrick Brunty o Prunty si innamorò del nome Bronte tanto che pensò di trasformare il suo cognome in Bronte, mettendo una dieresi sulla E finale in modo che in inglese non venisse storpiato, o meglio, pronunciato secondo la fonetica anglosassone.
Le tre figlie di Patrik e di Maria Brauwell che Patrick sposò nel 1812 sono le più note sorelle Bronte che con la loro fama hanno contribuito a diffondere il nome della città in tutto il mondo. Ma non dimentichiamoci dell’Ammiraglio Nelson. Nel dicembre 1789 re Ferdinando I, a seguito dei moti rivoluzionari che sfoceranno nella nascita della “Repubblica Partenopea”, dovette abbandonare Napoli e rifugiarsi, con l’aiuto di Nelson, in Sicilia, a Palermo.
L’anno dopo il re Ferdinando fu rimesso sul trono di Napoli grazie all’aiuto di Horatio Nelson. Ferdinando I in segno di riconoscenza concesse a Nelson in perpetuo l’Abbazia di Maniace, le terre e la città di Bronte che, in precedenza, erano appartenute alla città di Palermo.
Ma perché tra le tante terre che Nelson avrebbe potuto chiedere al re scelse proprio Bronte? Questo non ci è dato di saperlo, possiamo fare solo delle supposizioni: una simpatia di Nelson per il nome della città di origine greco e che vuol dire “tuono”, oppure, molto più verosimilmente, la scelta cadde su Bronte e il suo territorio poiché Nelson si identificò con il mitico Ciclope (Vuole il mito che il ciclope Bronte, figlio di Nettuno, sia stato il fondatore ed il re della città omonima), anche l’ammiraglio aveva infatti perso un occhio qualche anno prima (nel 1794) durante una battaglia.
Con questa breve presentazione della città ci si è soffermati su un paio di curiosità che la riguardano e delle quali non molti sono a conoscenza. Ma Bronte val bene una visita, soprattutto in questo periodo, per ciò che, negli ultimi anni e grazie al successo ottenuto, ha messo in ombra le vicende raccontate, le Sorelle Bronte e l’Ammiraglio Horatio Nelson, per fare brillare la città di luce propria: il Pistacchio, l’oro verde, il vero e proprio Re di Bronte.
Dopo la rivolta di Bronte, uno degli episodi più tristemente famosi seguiti all’impresa dei Mille, fu promossa una trasformazione di una vasta zona agraria e gli antichi pascoli vennero trasformati in pistacchieti.
E impressiona come, tra le forre nere di basalto e tra i rivoli disegnati dalla lava solidificata, possa crescere una qualche forma di vita con un vigore tale da trarne un senso di straordinaria ricchezza che nasce dal contrasto tra la nera lava e la natura che prepotentemente vi si sovrappone.
Durante il mese di settembre, ma solo negli anni dispari, a Bronte si è nel pieno della raccolta dei pistacchi. I contadini colpiscono con delle verghe i rami più carichi e una pioggia di frutti cade sui teli stesi per terra. Ogni due stagioni gli alberi vengono lasciati riposare, le gemme vengono “accecate” affinchè l’anno dopo si ottenga una produzione più abbondante e una qualità migliore. Per il pistacchio questo è un anno sì e per la XVIII volta si svolgerà la Sagra del Pistacchio dal 29 settembre al 7 ottobre, la festa dedicata a questo frutto, ai suoi colori, alle sue varietà, alle sue infinite preparazioni, in polvere o in crema, sui dolci o come condimento per la pasta, un frutto che rende Bronte la prima produttrice nazionale del pistacchio con oltre tremila ettari in coltura specializzata (più dell’80% della superficie regionale coltivata a pistacchio).
Il pistacchio di Bronte è unico, dolce, delicato e aromatico insieme. Ed è anche uno spettacolo quando non è stato ancora staccato dall’albero, con i frutti riuniti a formare dei grappoli e con colori che vanno dal beige rosato, al rosa e al carminio, mentre sotto il mallo, il guscio bianco fa intravedere il la polpa di un verde vivo e brillante screziata di rosso.
La coltivazione del pistacchio risale ad almeno mille anni fa quando la pianta venne importata in Sicilia durante la dominazione araba e si è adattata al clima e al terreno. Gli Arabi hanno fortemente connotato gli usi agricoli e il dialetto dell’isola e questa influenza forte e decisiva si ritrova nel dialetto brontese che chiama il pistacchio Frastuca (da Frastuk che in arabo vuol dire pistacchio) e Frastucara la pianta. Tracce arabe si ritrovano anche nell’arte di preparare i dolci al pistacchio. Arte che fa di Bronte un vero e proprio paradiso per i golosi. In tutta la città sono diffuse pasticcerie di alto livello che mettono in mostra l’oro verde sotto forma di croccanti, torroni, torte, biscotti, fillette, gelato, crepes, liquori al pistacchio. Da qualche anno viene utilizzato dagli chef per la preparazione di pietanze salate alle quali il frutto si adatta perfettamente grazie al suo aroma e al tocco decorativo del colore verde smeraldo.
E il rosa della mortadella non sarebbe lo stesso senza i pezzettini di pistacchio che lo illuminano e conferiscono all’insaccato un gusto unico e del tutto particolare. Secondo una tradizione, poi, il pistacchio porterebbe abbondanza, fortuna e gioie d’amore.
Come per la scorsa edizione anche per la Sagra del Pistacchio del 2007 saranno disponibili circa 100 stand all’interno dei quali i visitatori potranno effettuare degustazioni di prodotti e piatti a base di pistacchio. Gli stand saranno aperti con il seguente orario: domenica 30, mercoledì 3, sabato 6 e domenica 7 ottobre dalle ore 10,00 fino alla chiusura serale; gli altri giorni dalle ore 17,00 fino alla chiusura serale. Anche quest’anno, in occasione della Sagra, l’Amministrazione Comunale organizza i concorsi Miglior Vetrina, Miglior Stand, il Dolce più buono, il Gelato più buono, l’Itinerario gastronomico ed un Concorso Fotografico.

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