SANT’ANGELO UNA FETTA DI TRADIZIONE

SANT’ANGELO UNA FETTA DI TRADIZIONE

IL SALAME DELLA VALLE DEI  NEBRODI

Salame Sant’Angelo. Una tradizione di epoca arabo-normanna, tramandata di padre in figlio fino ai giorni nostri. E’ il tesoro di Sant’Angelo di Brolo, che trova ancora oggi nella trasformazione della carne suina un importante elemento di sviluppo dell’economia locale.
Numerose testimonianze storiche, ritrovate nei documenti nei monasteri di cui la zona è ricca, sono state portate a supporto dell’iter di riconoscimento del marchio comunitario Igp, l’unico in Sicilia per questa tipologia di prodotto.
E i 10 opifici attivi tutti modernissimi rappresentano il potenziale produttivo di un territorio ricadente in quella parte della Sicilia che gli arabi chiamarono Val Demone per le difficoltà a raggiungerla e conquistarla. Nella produzione del Salame Sant’Angelo Igp – seppure all’interno di impianti di produzione che rispettano tutte le norme igienico-sanitarie, di organizzazione del lavoro, della catena del freddo, della stagionatura – si rinnova giorno dopo giorno la tradizione fondata sul taglio dell’impasto col metodo a punta di coltello, utilizzando budella naturali, e sulla stagionatura all’aria.
La realtà locale è molto orientata alla produzione: il salame viene tracciato, sottoposto a verifiche, studiato grazie alla collaborazione attiva con l’Università di Messina e prodotto in locali tecnologicamente all’avanguardia. Ma la capacità produttiva degli opifici è di gran lunga superiore alla produzione attuale. In tal senso, esistono molti margini di sviluppo, a partire per esempio dalla creazione di aziende zootecniche orientate all’allevamento di suini destinati alla produzione del Salame.
Ciò permetterebbe di incrementare la competitività della filiale produttiva, offrendo nuove opportunità di lavoro ai giovani e valorizzando allo stesso tempo il territorio. Il prodotto, infatti, per quanto buono e a marchio, da solo non è sufficiente garantire il successo di un’economia locale. Da qualche anno opera il Consorzio di tutela e valorizzazione, che raggruppa la maggior parte dei produttori, i quali hanno dunque trovato un “luogo” dove confrontarsi, scontrarsi, programmare azioni insieme, condividere problemi e prospettive.
Nello scenario così delineato rimane centrale il ruolo che la politica di sviluppo rurale può svolgere permettendo a realtà come quella di Sant’Angelo di Brolo di svilupparsi, sostenendo l’inserimento dei giovani e favorendo la presenza dell’uomo in territori altrimenti destinati all’abbandono con conseguente degrado delle aree rurali.

Giuseppe Taglia Terrà Giugno, Luglio 2009

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