Tutti i doc di Alcamo

BIANCHI “STORICI”

La meta del nostro weekend, Alcamo, è sinonimo di vino siciliano per antonomasia. Quella legata all’Alcamo doc è una tradizione che risale al tempo in cui la Sicilia non era considerata terra di splendidi rossi autoctoni e i grandi vitigni internazionali erano ancora un miraggio. Dagli anni Novanta la tendenza è cambiata, e i bianchi siciliani da vitigni autoctoni – Alcamo compreso – sono stati pesantemente «ridimensionati» in termini di mercato e di qualità della produzione.
Tutte le maggiori case vinicole puntano su vini più «facili» e internazionalmente noti. In sintesi: un Alcamo doc veramente buono, capace di reggere il confronto con i grandi bianchi nati nell’isola negli ultimi dieci anni – siano essi blend o bianchi internazionali in purezza, come Chardonnay o Sauvignon – è praticamente introvabile. Ciò è dovuto principalmente al tramonto del vitigno che dell’Alcamo doc fece la fortuna: il Catarratto lucido (che nella doc Alcamo «classica» si accoppia in genere all’Insolia) che oggi è stato quasi tutto soppiantato dal Catarratto comune, assai meno interessante. Tuttavia, le aziende attive nella zona sono talmente tante che le poche che dedicano un’attenzione particolare a questo vino (e usufruiscono di vigneti di Catarratto lucido) offrono da sole un range di scelta più che ampio. Qualche nome: il Bianco Alcamo di Firriato, quello di Rapitalà, dell’azienda Miceli, il Nadarìa di Cusumano, quello dell’azienda Spadafora, il bianco della linea Principe di Corleone bianco dell’azienda Pollara. Sono solo quelli che si avvicinano alla tradizione del bianco Alcamo classico, perchè la doc locale, ormai, comprende di tutto, persino spumanti e novelli.

Supplemento di Palermo “La Repubblica” 28/08/2003

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