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IN SICILIA NASCE LA CACIOTECA REGIONALE

L’ OLIMPO DEI FORMAGGI SICILIANI

È nata a Ragusa, in Sicilia, terra dalla lunga e importante tradizione casearia, ed è stata cacioteca_ragusainaugurata in occasione della manifestazione Cheese Art, conclusa il 29 gennaio 2012.
La struttura si compone di 12 celle di stagionatura disposte su due livelli, di cui la maggior parte destinate ai formaggi storici tradizionali come Maiorchino, Palermitano, Pecorino Siciliano, Piacentinu EnneseProvola dei Nebrodi, Ragusano e Tuma Persa. Alcune delle celle saranno destinate a formaggi a crosta fiorita ed erborinati, e infine una cella dedicata ai formaggi internazionali a media e a lunga stagionatura. Inoltre, nello spazio tra una cella e l’altra verranno riproposti i momenti della caseificazione tradizionale. Questo edificio avveniristico, oltre alle funzioni sperimentali, di studio dei formaggi storici Siciliani sarà un centro di formazione ed educazione del consumatore e dei tecnici del settore. Una sala multifunzionale, chiamata Teatro del Gusto, sarà attrezzata con le tecnologie più innovative per l’organizzazione di convention e manifestazioni scientifiche nel settore lattiero caseario. consentirà a grandi chef e nonne del mondo di presentare e afr degustare, in occasione di eventi specifici, le straordinarie peculiarità enogastronomiche territoriali, non solo del Mediterraneo ma anche dei Paesi con una forte tradizione culinaria. La cacioteca nasce per non “dimenticare” un patrimonio culturale secolare ereditato da sapienti uomini e donne che hanno segnato la storia del patrimonio caseario. Per gli operatori del settore e per le istituzioni sarà disponibile un laboratorio, l’accademia della Terra, aperta al pubblico, per degustazioni culturali guidate in abbinamento a grandi prodotti dell’enogastronomia.

Attraverso ”u tumazzu” le tipicità di una regione.

La Sicilia vera e propria fucina di prodotti agroalimentari di assoluta eccellenza nel panorama nazionale e internazionale.

Non solo vino e ortofrutta i fiori all’occhiello dell’Isola, ma anche il vasto comparto dell’allevamento con i suoi molteplici derivati.

In particolare si distingue per la qualità la variegata costellazione del formaggio, vera e propria tradizione che affonda le proprie radici nella storia e nelle identità etnico – geografiche della regione.

La Sicilia nei secoli ha espresso attraverso la complessa arte casearia tante importanti realtà tipiche che impreziosiscono il campionario di bontà pronte a fare la differenza su ogni tavola.

TAPPE DEI FORMAGGI

Sono tante le tappe di un ipotetico percorso del formaggio attraverso il territorio siciliano, un percorso analogo a quello del vino, che peraltro si sposa a meraviglia con quello dei latticini, un itinerario che corrisponde alle caratteristiche peculiari di un paesaggio dai mille volti, una diversità che si riflette nell’anima di formidabili formaggi, tipici provengono sia dal latte vaccino che da quello di capra e pecora, la variabile che però fa la differenza è la precisa tecnica manifatturiera che interviene caso per caso, quella appunto affinatasi e tramandata con cura fin da tempi immemorabili, lungi dal poter essere imitata o peggio ancora contraffatta.

Caciocavallo ragusano

Uno dei formaggi più “blasonati” dell’Isola è senz’altro il caciocavallo ragusano, prodotto riconosciuto tipico fin dal 1955 e dal 1996 prodotto con denominazione di origine protetta (Dop), protocollo secondo il quale un prodotto per fregiarsi del marchio deve rispettare un rigido disciplinare.

Così è per il formaggio vaccino del Ragusano, che porta sulla pelle i connotati di un processo produttivo neppure sfiorate da dinamiche industriali. Esternamente i grossi parallelepipedi, simili a dei perfetti mattoni, portano i segni delle corde utilizzate per appendere le forme messe a stagionare nel bel mezzo dell’altopiano ibeo.

Vanno segnalati nel Ragusano anche la provola e la ricotta, sempre di latte vaccino.

Pecorino siciliano

Su tutto il territorio siciliano si può annoverare un’altra antichissima quanto prestigiosa tradizione Dop. Il pecorino siciliano è particorlmente diffuso nella parte sud – occidentale dell’isola (Agrigento, Enna, Caltanissetta, Trapani), illustri testimonianze raccontano quando il prodotto fosse apprezzato fin dall’antichità, da Omero nell’Odissea a Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia, fino a Virgilio.

Il pecorino, a seconda di quanto riposa prima di essere consumato, prende il nome di “tuma” dal gusto dolce, consumato subito dopo la lavorazione, “primo sale”, leggermente salato, da mangiare dopo il declino giorno, “secondo sale”, dal sapore deciso, pronto dopo 45 – 90 giorni dalla produzione.

Questa vera e propria specialità “pansiciliana” è solitamente arricchita e aromatizzata con vari tipi di erbe o spezie, la sua forma è cilindrica, solcata dai caratteristici segni impressi dai canestri in cui è riposta.

Ricotta

Quando si parla di latticini in Sicilia, probabilmente la prima cosa che viene in mente è la golosa ricotta. Non un vero e proprio formaggio, il prodotto non viene infatti coagulato partendo dal caglio, bensì dal siero, la parte più liquida del latte.

Questa specialità unica è prodotta in tutta la Sicilia, ma a seconda delle zone si realizza dal latte di mucca, di capra o di pecora. Un alimento incredibilmente versatile, che può essere mangiato da solo ( meglio se ancora caldo, appena fatto), come condimento per ottimi primi piatti come i ravioli ripieni, ma soprattutto zuccherato, nei prodotti di pasticceria: inutile menzionare i tipici cannoli e la deliziosa cassata, dolci tradizionalmente di area palermitana.

Il panorama dei formaggi riconosciuti dall’assessorato regionale dell’Agricoltura e delle Foreste come prodotti storici fabbricati tradizionalmente comprende numerose altre specialità.

Vanno ricordati il Canestraio, il Piacentino, pecorino prodotto nell’Ennese, tipico per l’aggiunta di zafferano, la Vastedda palermitana o della Valle del Belice, le ottime Provole delle Madonie e dei Nebrodi, il Maiorchino, il “Padduni”,  formaggio di capra dalla forma sferica.

Molto curiosi i cosiddetti “Caci figurati”, tra gastronomia e folklore piccole sculture di pasta filata, perfetto simbolo di un osmosi tra cultura alimentare e profilo etnoantropologico del popolo siciliano.

Insomma, per gli amanti del formaggio la Sicilia propone un mosaico di scelte di insuperabile qualità, frutto di tante diverse anime che si rispecchiano anche nei profumi, nei colori, nelle forme e nei sapori di quello che noi siciliani chiamiamo semplicemente tumazzu

ORIGINE DEL PIACENTINU ENNESE

Il Piacentinu ennese fa la sua comparsa in documenti risalenti al IV secolo, precisamente in alcune pubblicazioni dello storico Gallo, che racconta di un formaggio prodotto con l’aggiunta di preziosi stimmi di zafferano. Altra testimonianza di questo tipico formaggio siciliano la si trova nel libro “Sicilia passeggiata”, scritto da Francesco Maja tra il 1681 e 1682, e pubblicato soltanto nel 1985.Piacentino Ennese
Per il caratteristico colore giallo la leggenda racconta che, intorno al 1090, Ruggero il Normanno chiedesse ai casari del luogo di preparare un formaggio che combattesse la grave depressione della sua amata consorte Adelasia. Nell’antichità lo zafferano era considerata una spezia energizzante e antidepressiva. Così fu aggiunta al tradizionale pecorino, dando vita ad uno dei formaggi più pregiati della produzione casearia siciliana. Il nome “Piacentinu” deriva dal termine dialettale “piacentì” che in italiano può essere tradotto come ciò “che piace”.

La Via dello zafferano

Zafferano. Il cuore della Sicilia punta sull’asse cultura-natura-gastronomia di qualità per lo sviluppo del proprio territorio e sulle potenzialità del prezioso zafferano per trainare” un paniere di prodotti tipici da proporre sui mercati locali e nazionali.
L’idea è del Consorzio”Le Cinque Valli”, composto dai Comuni di Marianopoli, Resuttano, Santa Caterina Villarmosa, Vallelunga Pratameno e Villalba, in provincia di Caltanissetta, che spera di valorizzare le potenzialità del distretto rurale e culturale.
“Lo zafferano può diventare il prodotto di punta del paniere dei prodotti tipici del distretto rurale e culturale delle Cinque Valli”, affermano al Consorzio.
“I tempi sono ormai maturi per dare una svolta alle nostre economie – ha dichiarato il sindaco di Marianopoli, Salvatore Brigida – Abbiamo però bisogno del sostegno dei politici e del coraggio dei produttori dell’area, per diventare protagonisti del nostro futuro,
L’idea di un distretto può e deve imperniarsi sulla forza dei nostri prodotti tipici, da sempre sinonimo di qualità e tradizione, che dovranno essere la spinta per immaginare nel prossimo futuro una ricca produzione e commercializzazione”.
Lo zafferano è candidato ad essere il prodotto di punta del paniere nisseno. A Marianopoli se ne sta sperimentando da qualche anno la coltivazione, oggi una famiglia intera sta mettendo insieme tre generazioni (nonni, genitori e figli) intorno alla spezia, con il sostegno attivo del vicinato.
In un recente meeting dedicato all’argomento, rappresentanti istituzionali del nisseno si sono confrontati sui punti di forza del territorio e sulle criticità esistenti tra cui l’isolamento infrastrutturale, la sfiducia dei produttori, il depauperamento e l’emigrazione.
“La nostra zona è ricca di positività e di potenzialità, con risorse rinvenienti dalla storia e dall’archeologia, ma anche dai beni ambientali e dai nostri prodotti tipici, strettamente connessi al territorio”, ha aggiunto il vicesindaco di Marianopoli, Emanuele Valenti. Mandorle, timo, origano, la lenticchia di Villalba, vino, olio, rappresentano un grande paniere da proporre sui mercati, “se solo riusciremo – avverte – a fare tra istituzioni locali e produttori”.
Quindi non solo zafferano nel futuro del cuore della Sicilia.

Giornale di Sicilia 30 novembre 2006

E’ boom per i formaggi siciliani

Ragusano Dop, la Vastedda del Belice, la Provola dei Nebrodi, continuando con il Piacentino ennese, ilPecorino siciliano Dop, e il Maiorchino. Un mondo di sapori antichi e di prodotti che hanno come caratteristica comune la ricerca della qualità.
Siamo in Sicilia e da una mappatura della produzione casearia locale ci accorgiamo come i nostri prodotti caseari siano conosciuti a livello nazionale e internazionale, mantenendo quasi inalterati i processi di lavorazione e produzione di un tempo, seppur modificati dall’ingresso delle macchine, reso necessario per stare al passo con le regole igenico-sanitarie che nel corso degli anni si sono andate imponendo nel settore.
Prodotti di qualità che riescono a stare bene sul mercato, affacciandosi anche alla grande distribuzione. I formaggi siciliani artigianali sono classificate in paste filate e paste pressate, si va dal Ragusano realizzato con latte vaccino intero crudo, alla Vastedda del Belice, tipica specialità di latte di pecora che acquisisce il suo gusto solo dopo una lunga stagionatura, seconda sola al Maiorchino, un formaggio a pasta dura dell’area dei Peloritani, il cui processo di maturazione può arrivare fino a due anni.
Di notevole importanza anche il Piacentino ennese, conosciuto e rinomato per il suo inconfondibile sapore allo Zafferano, per concludere con il Fiore sicano, l’unica pasta molle di Sicilia, e la Tuma persa prodotta a Castronovo di Sicilia. Grande dinamicità e soprattutto grande voglia di scommettere in un campo che chiaramente non può non avvertire le difficoltà relative alla distribuzione dominata dai grandi marchi industriali.
“I formaggi storici siciliani hanno una notorietà ben meritata che va al di là delle qualità prodotte – spiega Ivana Piccitto, responsabile della Corfilac, il consorzio regionale che si occupa dell’attribuzione delle certificazioni di qualità -. La produzione è tipica di aree marginali dove le condizioni climatiche ed ambientali fanno dell’allevamento di animali da latte quasi l’unica attività. Quindi una politica di tutela della qualità del prodotto non è solo un’esigenza culturale, in quanto espressione storica di tradizioni plurisecolari, ma anche una necessità di carattere economico, al fine di evitare dannosi squilibri sociali in luoghi che verrebbero, altrimenti, abbandonati, e preservare la bellezza di paesaggi dove l’uomo si concilia con la natura”.
Tante le strutture presenti sul territorio isolano che non lamentano crisi, ma che denunciano la mancanza di investimenti nella formazione in questo settore e la mancanza di investimenti sui prodotti tipici da parte dei distributori. “la nostra produzione arriva anche nelle reti di supermercati – spiega Giovanni Nicoletti, uno dei titolari del Caseificio “Il Cavalcatore di Assoro” in provincia di Enna -. Da una parte assistiamo ad una sempre maggiore ricerca da parte della clientela di prodotti di qualità, dall’altra c’è il commerciante che quando compra i nostri prodotti non guarda alle caratteristiche di che cosa offriamo, ma soltanto al prezzo e quanto esso sia conveniente.
Oggi siamo noi a pagare per far entrare i nostri formaggi nei supermercati, i negozianti hanno un margine pressoché nullo di rischio, molto spesso hanno anche la possibilità di rendere la merce che non vendono”.

Quotidiano di Siacilia 18 Settembre 2007

Antonella Bonura

Formaggi: la tradizione parla siciliano

Pecorino, ricotta, caciocavallo e formaggi caprini tra i “pregiatissimi”
La produzione dell’isola è di straordinaria qualità con innumerevoli varietà
Pochi lo sanno ma i siciliani sono grandi consumatori dei loro formaggi.
La Sicilia in questi anni si sta affermando come una vera potenza nel mondo della produzione del vino di qualità, ma anno dopo anno di quest’isola meravigliosa si stanno scoprendo a livello mondiale altri straordinari tesori.
I formaggi siciliani, per esempio, si stanno affermando nel mondo, non solo per la grande qualità, ma anche per la straordinaria varietà e tradizione millenaria. Abbinati al vino costituiscono un’attrazione straordinaria per i buongustai.
I primi documenti storici che ci informano sul formaggio risalgono al 3000 a. C., al tempo dei Sumeri e degli Egiziani. Circa i formaggi siciliani troviamo informazioni grazie ai documenti del periodo greco classico. La tradizione casearia dell’Isola vanta quindi una storia e una qualità illustri.
Basti ricordare l’antica usanza che prevedeva di regalare prodotti caseari in occasione di particolari eventi e feste religiose. Facendo una rapida rassegna sui formaggi siciliani, non possiamo tralasciare la loro storia. Già Omero (600/700 a. C.) cita i formaggi dell’isola nei cesti della caverna di Polifemo, anche Plinio nella classificazione dei formaggi nazionali ed esteri, tra i migliori inserisce quelli di Agrigento.
Una storia, quindi, di tutto rispetto! Tra i formaggi siciliani più conosciuti abbiamo quelli fatti con latte vaccino a pasta filata: il Caciocavallo Palermitano, il Ragusano, la Provola dei Nebrodi e la Provola delle Madonie; e quelli a pasta dura prodotti con il latte di pecora: Maiorchino, Pecorino e Piacentino. Particolare la Vastedda della Valle del Belice a pasta filata e latte di pecora.
Il Pecorino Siciliano in particolare si dice sia il formaggio più antico e che prende il suo nome da pecus (dal latino: pecora). La forma è cilindrica, la crosta rugosa (dovuta ai segni lasciati dai canestri di giunco), il colore è giallo con diverse tonalità a seconda della stagionatura. La pasta è bianca e compatta. Al gusto friabile e granuloso, il sapore piccante. Straordinaria per aroma e sapore è la ricotta. La preparazione è quella tradizionale: il siero di latte della specie prescelta (vacca, pecora, capra) viene addizionato di sale e di latte della stessa specie, quindi riscaldato a circa 90°C fino a quando non avviene l’affioramento della ricotta. Una volta affiorata si elimina la schiuma in superficie e si raccoglie la ricotta nelle fascelle che verranno poste in un tavolo inclinato contenente dell’acqua fredda. La ricotta viene anche sottoposta a salatura: il sale aggiunto durante la lavorazione secondo la specie da cui proviene il siero e secondo la tecnologia di produzione. La ricotta è molto utilizzata in cucina, fresca (soprattutto in pasticceria per la preparazione di dolci come i cannoli e la cassata siciliana), o anche salata (impreziosisce così grattugiata la tipica pasta alla Norma con la melanzane).
Particolare e ormai quasi unica nel nostro paese è la produzione di formaggi di capra (in Europa, ormai quasi esclusivo appannaggio dell’industria casearia francese). Produzione tipica di tutta la regione siciliana, il Padduni (formaggio di capra siciliano) differisce dagli altri caprini per la forma a palla piuttosto che cilindrica e per il peso ridotto; anche per la salatura e la stagionatura. Durante la preparazione il latte coagula in una tina di legno. E’ possibile l’aggiunta di pepe nero in grani o fiocchi di peperoncino. La cagliata viene fatta spurgare con le mani in un recipiente di legno molto particolare, “cisca”, viene quindi scottata con scotta calda, formata e salata a secco sull’intera superficie della forma. Si consuma fresca.

VIE DEI FORMAGGI – Circuiti di Sapore

Non hanno ancora ottenuto uno specifico riconoscimento legislativo, ma “Le vie dei Sapori” rappresentano ormai una realtà che coinvolge, finora, ben 28 aziende del territorio compreso fra le province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo.

Avviato dalle Unità operative del Distretto Monti Sicani, il progetto “le vie dei formaggi” è finalizzato alla realizzazione di un circuito che, partendo dalla produzione casearia del comprensorio, permetta ai consumatori-turisti di scoprirne anche le tradizioni culturali, le bellezze storico-monumentali. Naturali e paesaggistiche.

Le aziende aderenti all’iniziativa si sono rese disponibili per un rapporto più diretto con i consumatori, che superi il semplice acquisto dei prodotti e arricchisca il visitatore con la conoscenza dei diversi aspetti della vita quotidiana in campagna. Il comparto caseario rappresenta un elemento di collegamento fra i diversi comuni dell’area sicana.

E così il progetto avviato dall’assessorato, “Le vie dei Formaggi”, si inserisce tra le attività svolte sul territorio per favorire la crescita e lo sviluppo tecnico e socioeconomico dell’attività produttiva. Nel comprensorio dei Monti Sicani la zootecnia rappresenta uno dei principali comparti, non soltanto per il numero di capi allevati, ma anche per le positive ricadute che comporta ai fini della conservazione e della salvaguardia ambientale.

Il progetto in questione intende valorizzare le conoscenze del personale specializzato nelle diverse lavorazioni che stanno alla base del patrimonio caseario e partecipare, attraverso la qualificazione della filiera lattiero-casearia, al raggiungimento di obiettivi di crescita più generali del comprensorio dei Monti Sicani.

L’esperienza vissuta fino ad oggi ha confermato la validità di questo strumento di fruizione del territorio che potrebbe essere riproposto in altri comprensori.

FONTE: www.terrà.it

I Tipici prodotti di nicchia attraggono turisti

Originalità e qualità rendono interessante il mercato differenziandolo.

Tanti sono i prodotti agricoli tipici che caratterizzano la provincia di Enna rendendola particolarmente attraente agli occhi dei turisti stranieri e non. Unico denominatore è l’utilizzo di particolari tecniche di produzioni, quasi segrete e che spesso si tramandano di generazioni in generazioni.

E’ questo, infatti, quello che rende il prodotto differente, quindi originale rispetto a tanti altri nazionali e regionali.

Si definiscono mercati di “nicchia”. Ottima la qualità e le caratteristiche organolettiche a detta degli studiosi e ricercatori universitari.
Si perché dietro a queste produzioni vi sono, spesso, anni di ricerche condotte da famosi Centri di ricerca di rilievo nazionale oltre alla partecipazione del mondo universitario.

Solo per citare alcuni esempi, il grano duro della qualità del Mongibello e dell’Amedeo. Ed ancora la “pesca tardiva” di Leonforte definita in tal modo perchè la produzione avviane dopo (durante il mese di settembre) quando ormai le altre produzioni localo sono terminate e che prevede la messa in pratica della tecnica dell’insaccamento che la protegge dai parassiti e che evita l’utilizzo di particolari antipèarassitari.

E scorrendo nella classifica, il formaggio “piacentino” con l’utilizzo della rinomata e preziosa pianta dello zafferano cresciuta e coltivata nei terreni dell’ennese.

Per non parlare delle olive dalle ottime qualità organolettiche che la rendono particolarmente appetibile ai palati più sofisticati. E dalla cui spremitura si ottiene l‘olio extra vergine di oliva come quello denominato “Colline ennese” che ha ricevuto il marchio nazionale di qualità Dop (denominazione di origine protetta) ed ancora attende il riconoscimento europeo.

Tra gli interventi diretti alla valorizzazione e promozione del territorio, delle imprese e delle loro produzioni rientra l’istituzione presso la Camera di Commercio di Enna dell’Azienda Speciale “Promo.T.En” (promozione territoriale ennese).

La Giunta della Camera di commercio di Enna ha, infatti, approvato lo statuto di costituzione dell’Azienda Speciale Autonoma. A proposito dell’obiettivo che si prefigge l’Ente, il presidente della Camera di Commercio, Liborio Gulino, dichiara:”l’azienda speciale autonoma vuole essere un valido strumento della Camera per promuovere il territorio e il suo patrimonio e soprattutto i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato, ma vuole anche essere lo strumento di gestione di spazi espositivi destinati alla valorizzazione delle produzioni economiche territoriali e all’incremento del turismo”.

Quindi, turismo e buona qualità delle produzioni vanno in tal modo di pari passo. “L’Azienda svolge attività di interesse pubblico – continua Gulino – non persegue fini di lucro ed i suoi scopi si inquadrano nell’ambito delle azioni promozionali rivolte allo sviluppo dell’economia provinciali nei suoi diversi settori, in corrispondenza con le competenze, funzioni e finalità della Camera di Commercio”.

Previsto, inoltre, un collegamento con le Istituzione e organismi imprenditoriali locali. Sempre nello stesso progetto verranno promossi diversi studi, ricerche attività informative e formative, manageriali e professionali, a favore di settori e delle categorie economiche, con riguardo particolare alla Piccola e Media Impresa. Al centro dell’attenzione non saranno solo le produzioni tipiche in agricoltura ma anche quelle del settore dell’artigianato.

Quest’ultimo riveste particolare importanza all’interno di tutta la provincia di Enna. Cifre alla mano, infatti, dicono che si registrano a fine marzo 2006, ben 3.467. Stando agli ultimi dati registrati da Movimprese (II° trimestre 2006) in Sicilia in 5 province su 9 si registra una crescita negativa.
Le uniche a salvarsi sono le province di Siracusa, Agrigento, Messina e Catania, invece, rilevano un tasso di crescita tale da rendere pressoché stabile l’andamento generale in Sicilia dell’artigianato con un + 0.07 per cento.

La creatività è il requisito fondamentale dell’artigianato. La produzione è “originale” diversa dai sistemi produttivi standardizzati e di “serie” tipici delle grandi imprese.

Bassa si presenta la manodopera impiegata all’interno. In generale si tratta di imprese a carattere familiare. Spesso si tramanda l’azienda di padre in figlio. Tra le nuove generazioni le motivazioni che spingono a intraprendere o continuare un’attività economica di tipo artigianale vi è quello di rispettare la tradizione familiare.

Quotidiano di Sicilia 10 novembre 2006
Marilisa Cannarozzo

Cheese Art 2006

Dal 27 giugno al 2 luglio 2006, presso la storica e suggestiva cornice del Castello di Donnafugata a Ragusa, avrà luogo la V edizione di Cheese Art, Biennale di Cultura e Scienza delle Tradizioni Casearie e Agro-Alimentari del Mediterraneo.

Cheese Art ha da sempre due obiettivi principali: integrare il mondo della ricerca con il mondo della produzione agricola e valorizzare i sistemi produttivi tradizionali, i prodotti caseari e quelli agroalimentari tipici del Mediterraneo. Ma l’attenzione non è rivolta solo ai prodotti, ma anche, e soprattutto, all’Uomo.

È l’Uomo che, con le sue produzioni artigianali, armonizza e domina i fattori naturali, ne esalta la biodiversità e crea prodotti indissolubilmente legati al territorio.

CHEESE ART 2006 – RAGUSA DAL 27 GIUGNO AL 2 LUGLIO

E’ prevista dal 27 giugno al 2 luglio 2006, al Castello di Donnafugata a Ragusa, la V edizione di Cheese Art, Biennale di Cultura e Scienza delle Tradizioni Casearie e Agro-Alimentari del Mediterraneo.
Cheese Art ha come obiettivo l’integrazione tra il mondo della ricerca e la valorizzazione dei sistemi produttivi caseari ed agroalimentari del Mediterraneo.

Non solo prodotti, ma anche l’uomo che armonizza e domina i fattori naturali della biodiversità, intrinseci del territorio al quale appartengono.

Il “Rinascimento del Territorio” attraverso il “Rinascimento del Gusto”.

Cheese Art vuole essere una delle mete più ambite, per i viaggiatori che vogliono conoscere la vera Sicilia, che trasuda cultura in ogni suo angolo, che eccelle per prodotti mai banali, sintesi di esperienza e passione, che emozionano per la loro unicità, per i loro aromi.

Sapori e colori, espressione di una terra forte e solare.

Il meglio delle produzioni siciliane e del Mediterraneo sarà in “vetrina” per stimolare buyers, operatori nazionali e stranieri del settore, stampa, media, mondo della ricerca e viaggiatori.

Dalle testimonianze e dalle riflessioni che hanno fatto la storia di Cheese Art, il CoRFiLaC – l’ente organizzatore – vuole fattivamente essere in difesa della cultura contadina, delle tradizioni di terre spesso abbandonate da giovani in cerca di mete più attraenti ma spesso prive di contenuti, solo appariscenti e mediatiche.

Pertanto, dopo attente ricerche, ha scelto le figure di Cheese Art 2006, “le donne, i giovani, i grandi vecchi”.