Sull’arca di Noà

Semplicità e raffinatezza il segreto dei vini Cusumano che hanno saputo coniugare tradizione e avanguardia.Negli ultimi sei mesi Diego e Alberto Cusumano sono stati a Monaco di Baviera, Francoforte, Dusseldorf, Zurigo, Vienna, Parigi e Bruxelles. E anche a Boston, Chicago, San Francisco e New York. Senza contare le decine di viaggi in ogni regione d’Italia. Ma i giovani e affiatati fratelli, meno di settanta anni in due, non hanno visitato queste affascinanti località come turisti. Ci sono venuti per incontrare i loro clienti più importanti, quei distributori e agenti ai quali non hanno potuto dire di no. Per una cena o per una degustazione con esperti e giornalisti di rango, quelli che pretendono di parlare dei vini direttamente con i produttori, quelli che fanno opinione e danno il via al tam tam che influenza tanto il mercato.
E loro, i due ragazzi, hanno preparato col sorriso sulle labbra le valigie e sono andati in capo al mondo, storditi dai fusi orari e dai tanti letti d’albergo lasciati frettolosamente. Dalla piccola Partinico ai più bei ristoranti e alle più lussuose enoteche del pianeta, per parlare con orgoglio della casa vinicola che porta il loro nome. E alla fine la stanchezza non conta più niente di fronte all’accrescersi della reputazione, nazionale e internazionale e di una affermazione di mercato, con relative impennate di fatturato, che sembra avere dell’incredibile. Ma andiamo con ordine. La “favola bella” della casa vinicola Cusumano inizia oltre quarant’anni fa, con il padre Francesco, proprietario di vasti appezzamenti di terreno in varie parti della Sicilia, produttore di mosti concentrati e successivamente, verso la metà degli anni Ottanta, anche di vini veri e propri. Francesco Cusumano, che ha avuto modo di acquisire una conoscenza profonda delle migliori aree vitivinicole isolane, esporta in Toscana e in Piemonte e i vini sono talmente buoni che alcuni imprenditori del Nord entrano in società con lui. Aumentano successo e fatturato. Potrebbe bastare per tanti, ma non per il sagace produttore partinicese. ‘Mi resi conto – afferma – che bisognava guardare le cose in prospettiva, intuendo evoluzioni e novità del settore. Impostai il vigneto diversamente, selezionando e impiantando i migliori cloni dei tradizionali vitigni siciliani, come l’insolia e il nero d’Avola. E misi a dimora anche i vitigni internazionali, i celebri syrah, cabernet sauvignon e chardonnay. Intuivo che il mercato avrebbe richiesto queste uve, come poi è puntualmente avvenuto. Dotai inoltre l’azienda di una cantina tecnologicamente molto avanzata. Sarebbe stato assurdo avere uve straordinarie senza poterle vinificare nel miglior modo possibile, rispettandone e salvaguardandone tutte le caratteristiche varietali e organolettiche. I vini d’eccellenza derivano sempre dal connubio di materia prima di alta qualità e elevata tecnologia’. Fra il ’95 e il ’96 la casa vinicola partinicese subisce una svolta importante: Diego, il figlio più piccolo, si laurea in economia e commercio e affianca in azienda il fratello Alberto, enologo con studi di agraria. Francesco Cusumano decide di continuare l’attività industriale per conto terzi legata ai mosti concentrati. Diego e Alberto, invece, da soli, si dedicano anima e corpo a un nuovo progetto per la costituzione di un’altra azienda con l’obiettivo di pervenire in tempi brevi a una linea di prodotti di qualità. I due ragazzi visitano in pochi anni le migliori cantine di Spagna, Francia, California, Toscana e Piemonte, i mitici luoghi dei più celebrati vini mondiali. Assaggiano, confrontano, parlano con enologi e con produttori, si fanno spiegare le loro filosofie di vinificazione e di mercato, le scelte in vigna e le scelte tecniche. E’ un bagno salutare e proficuo che chiarisce molte idee e spazza via triti luoghi comuni, una esperienza di incommensurabile valore, che entusiasma i due Cusumano. In azienda, a Partinico, i ragazzi portano questo bagaglio di conoscenza. Nell’anno 2000 arrivano i primi vini, quasi sperimentati, della linea Nadaria, che evoca nel nome la carica onorifica rilasciata anticamente all’uomo di fiducia che certificava la qualità delle uve. Sono 80.000 bottiglie, prevalentemente da uve insolia, grecanico, catarratto, nero d’Avola. Intendono essere vini giovani, beverini, semplici e ben fatti. Vanno letteralmente a ruba in poche settimane e l’azienda si trova, quasi con sorpresa, con tanti ordini inevasi. E’ solo una prova generale, una anticipazione di quello che avverrà l’anno dopo. Intanto i due ragazzi, contenti del primo successo ottenuto, decidono di rafforzare la parte tecnica, sin qui curata dallo stesso Alberto Cusumano e dall’enologo marsalese Giuseppe Clemente. Ingaggiano come consulente una sorta di “Maradona del vino”, il giovane enologo piemontese Mario Ronco. Questi si incapriccia dell’incarico, passa molto tempo in campagna e in cantina, dispensa suggerimenti e dritte tecniche, segue gli operai da vicino, arriva sorprendentemente a imparare il siciliano per farsi comprendere meglio. E’ un feeling perfetto, da manuale con Diego e Alberto e con tutte le componenti aziendali. Si fa un efficace lavoro di squadra, analizzando tutto, degustando in continuazione, facendo confronti anche con i vini degli altri. Che è un bel modo per mettersi in discussione, per imparare e per crescere. Escono i prodotti della vendemmia 2001, la linea Nadaria con 400.000 bottiglie e la nuova linea Cusumano, la linea top, con 200.000 pezzi dalle strane denominazioni, Angimbè, Cubìa, Benuara, Jalè, Sagana, Noà, che evocano contrade, fiori, boschi e sorgenti delle varie parti della Sicilia in cui i Cusumano hanno terreni e da cui provengono le uve. L’impatto con il mercato del vino è molto positivo, i vini sono fatti davvero bene, sono piacevoli e hanno un rapporto qualità-prezzo interessante. Piacciono, si diffondono, si affermano nelle enoteche e nei ristoranti, cominciano ad arrivare ordini dall’estero dai grandi buyers internazionali. Intanto è tempo di guide dei vini, amate e odiate, ma soprattutto temute. I Cusumano inviano i loro prodotti anche alle commissioni della guida italiana più venduta e forse più importante, Vini d’Italia di Gambero Rosso e Sloow Food, 150.000 copie in italiano, inglese e tedesco, uno strumento di lavoro fondamentale per tutti i compratori di vino italiano nel mondo, considerata affidabile e di facile lettura. I vini top dell’anno laureati da questa guida si chiamano “Tre Bicchieri” e la loro attribuzione ogni anno produce tensioni ed emozioni ben note agli addetti ai lavori. Il Noà 2000 dei Cusumano, uno splendido e potente “blend” di nero d’Avola, merlot e cabernet sauvignon, consegue l’ambito alloro ed entra nel circuito dei più grandi vini d’Italia del 2001. Ma non sono da meno gli altri vini, che vengono valutati molto positivamente, a conferma del fatto che tutta la produzione dei Cusumano è di alta qualità. Scatta un successo con pochi precedenti in Sicilia, la giovane casa vinicola viene bombardata di richieste. Da tutta Italia, dalla Germania, dagli Stati Uniti, dalle altre importanti piazze internazionali. Naturalmente i Cusumano restano senza bottiglie in poco tempo, con ordini inutilmente accatastati sulla scrivania e tante e-mail che intasano malinconicamente il computer. Il successo, si dice, ha mille facce: la più sgradevole, per un imprenditore, è quella che obbliga a dire di no, a promettere per l’anno prossimo, a scusarsi per l’impossibilità di provvedere. Diego e Alberto Cusumano, e questo è il bel finale della favola, malgrado lo straordinario successo dei loro vini, non hanno perso la testa e mantengono una compostezza ammirevole. ‘La nostra stella polare è stata ed è la semplicità. Curiamo i vigneti con attenzione, secondo ritmi naturali che non intendiamo forzare e portiamo in cantina le uve migliori. La vinificazione avviene utilizzando la più avanzata tecnologia e rispettando le caratteristiche delle varie coltivazioni. Nei nostri vini ci sono il sole e le terre di Sicilia, unite alla passione e al calore che ci animano. Rispettiamo i clienti di tutto il mondo offrendo loro prodotti di qualità a un prezzo giusto, anche qui senza forzature ed eccessi. Ci riteniamo fortunati per il successo internazionale di cui oggi godiamo e ne siamo felici. Per noi stessi e per tutti coloro che lavorano in azienda, per la Sicilia. Intendiamo proseguire sulla strada sin qui tracciata. Con semplicità’.

“Palermo”

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