Il Movimento del Marsala – Una verticale della Cantina Florio

 Cantina Florio. Il 30 novembre scorso abbiamo partecipato ad una “verticale” di Marsala presso l’enoteca Mosto Tosto di Massa, una degustazione di prodotti della cantina Florio, proposta dall’azienda Duca di Salaparuta; la degustazione, affrontata come un viaggio a partire dal Marsala Vergine Terre Arse annata 1998, è giunta ad entusiasmante conclusione con un Marsala Superiore riserva semisecco del 1932, un vino che per la prima volta ha visto la luce del bicchiere ad oltre 70 anni dalla produzione, conservando del tutto integre le sue caratteristiche.
Il Marsala rientra nella categoria dei vini speciali per la peculiarità del suo processo produttivo, dando origine a molteplici tipologie, rivelatesi adatte ad essere consumate come aperitivo, per accompagnare formaggi erborinati, dolci alla pasta di mandorle o, infine, ad essere gustate in splendida solitudine come vino da meditazione nei casi di più lungo invecchiamento.

Marsala Superiore Riserva Semisecco

E’ un vino che ci ha sorpreso per la sua versatilità e che ci ha fatto pensare al concetto di movimento, secondo due diverse direttrici, l’una spaziale in senso geografico e l’altra temporale. Il Marsala prende il nome da una città portuale – lo stesso nome della città deriva da Marsa Allah, il porto di Dio, e forse davvero si tratta di un luogo guardato con favore dagli dèi se la nascita di uno dei più importanti vini speciali italiani è stata agevolata, quasi per caso, dal suo porto, e proprio da un viaggio trae la sua origine, se è vero che nel 1773, a causa di una tempesta, trovò fortunosamente rifugio nel porto di Marsala il commerciante inglese John Woodhouse. In attesa di poter ripartire, questi assaggiò il vino locale, il Perpetuum (ecco che inciampiamo in un altro riferimento al tempo) e, trovandolo particolarmente buono, decise di comprarne un’intera partita e di spedirla in Inghilterra.

Per stabilizzare il vino, avrebbe dovuto affrontare il lungo viaggio dalla Sicilia, Woodhouse aggiunse una certa quantità di alcol etilico: ebbe così origine quel vino che, unitamente alle caratteristiche modalità di invecchiamento, il mondo identifica per il Marsala.
Ancora è proprio affrontando un lungo viaggio nel tempo, attraverso i lenti processi ossidativi, che il marsala percorre il suo cammino e si declina nelle varie tipologie. Il futuro del Marsala italiano ha radici antiche, che affondano in una terra dalle ancore immense possibilità enologiche e particolarmente vocata, nella quale la tradizione si coniuga felicemente con l’innovazione, in un matrimonio di colori, sensazioni e qualità.

Non è un caso che, negli ultimi anni, la grande scommessa sulla qualità del prodotto siciliano abbia visto quali impegnati protagonisti anche gli imprenditori di settore del Nord, come la Illva di Saronno, che ha accorpato le aziende Florio, Corvo e Duca di Salaparuta, costituendo un polo produttivo di avanguardia e variegato nell’offerta. L’enologo Carlo Casavecchia, un piemontese di Diano D’Alba, ormai trasferitosi da oltre venti anni in terra di Sicilia, è riuscito ad importare nel suo lavoro il rigore e la cultura del monovitigno tipici della zona di provenienza, imponendo in azienda la rinuncia a produzioni di Marsala da commistioni di vitigni e di uva a bacca rossa.

“Il disciplinare consente l’utilizzo di vitigni Grillo, Catarratto, Insolia e Damaschino, così come la produzione di Marsala da uve nere. Ma in azienda abbiamo preferito – ci ha rivelato l’enologo – limitare l’impiego ai solo vini da uve Grillo e Catarratto, conservando le caratteristiche originarie e senza snaturare il prodotto, evitando così di scimmiottare un Porto Ruby, avente altre caratteristiche”. La scelta si è riversata particolarmente felice tanto che, quando si parla di enologia siciliana, uno dei primi nomi che salta in mente è proprio quello del Marsala Florio, un vino che dalla sua ha i colori e la storia, i profumi e la tradizione della terra di origine.

Non si può che concordare con l’enologo Casavecchia quando sostiene che il “segreto della produzione del Marsala sta nella cura e lavorazione in vigna e nel dimenticare il vino in cantina. Solo così, con il tempo, il Marsala raggiunge quelle caratteristiche che ne fanno un vino unico”. Difatti, al di là delle varie distinzioni che si possono fare tra le diverse tipologie, a seconda dell’utilizzo o meno dell’operazione cosiddetta di concia, di aggiunta di mosto cotto o concentrato e della mistella al vino DOC, ciò che rende davvero unico il Marsala Florio è l’invecchiamento in un ambiente ossidativo, in cantine non interrate poste direttamente sulla spiaggia ed in botti parzialmente scolme, nelle quali le escursioni termiche, l’azione dello scirocco ed il lavorio del tempo conferiscono al vino quella struttura, quei profumi e colori che, finalmente liberati nel bicchiere, esplodono con intensità sorprendente.

Nella degustazione siamo passati dal colore oro antico del Marsala Vergine Terre Arse del 1998 all’ambra del Baglio Florio 1993 Marsala Vergine Riserva, ai colori sempre più intensi del Targa Riserva 1998, del Donna Franca (un Marsala Superiore Riserva semisecco, con oltre 15 anni in legno), del Targa Riserva del 1986, della Riserva storica del 1948 ed, infine, al mogano della Riserva O.G.S. del 1932. La perfetta sequenza delle intense sensazioni olfattive si è sovrapposta all’armoniosa gradevolezza al palato, in un rincorrersi di piacevoli persistenti percezioni; solo per citarne alcune, in ordine sparso, l’albicocca, il miele, il mallo di noce, la liquirizia e il caramello, note balsamiche e salmastre, il dattero, l’affumicato e note smaltate. Ciò che ha colpito ed è rimasta a lungo impressa è la freschezza delle sensazioni, per nulla stucchevoli ma, anzi, armoniosamente in equilibrio con le percezioni più morbide e che hanno consentito a questo ottimo vino di superare a pieni voti il banco di prova della degustazione e per il quale ben possiamo spingerci ad un invito alla sua riscoperta. Infine, quale ultima nota, possiamo segnalare l’indovinata strategia di marketing che l’azienda sta promuovendo, in particolare presso gli Istituti alberghieri, per l’utilizzo in cucina di nuove ricette coinvolgenti l’utilizzo di questo vino, allo scopo di abituare i ristoratori ad innovare e, nel contempo, la clientela a gustare il Marsala in forme ed occasioni sempre più piacevoli.

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