I Rossi ambasciatori dell’Isola in Giappone

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Mercato internazionale. Il vino siciliano in Giappone riscuote sempre più successo. Un successo legato al fatto che questo prodotto evoca nei giapponesi l’immagine di una terra molto interessante, in cui l’enogastronomia si fonde con l’arte, la cultura e il territorio. Un territorio che ho potuto conoscere da turista varie volte e che recentemente ho visitato più da vicino facendo un tour in motocicletta, ovvero nel modo che più di ogni altro permette di entrare in contatto coi luoghi e con le persone.
E che mi ha permesso di visitare gli angoli più nascosti. Qui ho percepito un fascino legato forse alla convivenza tra cultura e religione, combinazione che attira molto i giapponesi e che ha molto influenzato la cucina e l’agroalimentare. E forse è proprio questo che attira il Giappone e che dunque giustifica il crescente interesse dei nipponici per la cultura italiana, e siciliana in particolare. A Tokyo, ad esempio, recentemente c’è stato un boom di ristoranti italiani, che vengono visti nell’ immaginario collettivo giapponese come luoghi d’élite.
Ed è qui che è possibile trovare le migliori etichette di vini siciliani. Quelli più diffusi ma anche i più richiesti sono i rossi come il Nero D’Avola. Non si abbinano bene al sushi ma sono validi ambasciatori della sicilianità nel Sol Levante, che fino a ieri conosceva solo il Chianti e prima ancora solo l’uva da tavola. Per la Sicilia il vino è stato sicuramente il prodotto di traino in Giappone, seguito fino ad oggi dalle arance rosse, e che probabilmente potrà trainare anche gli altri prodotti agroalimentari.
Puntando però rigorosamente alla qualità. In Sicilia i sapori sono molto forti, e di questo i siciliani vanno fieri, ma non devono dimenticare un aspetto importante: più che al sapore, il giapponese sta attento alla salubrità degli alimenti. Per questo probabilmente nella promozione bisognerebbe mirare non solo alla comunicazione dell’alta qualità ma anche degli effetti salutistici, di cui i vini siciliani sono un vero concentrato.
L’Isola è senz’altro partita bene con il vino. Anche se probabilmente i francesi sono stati più strategici perché hanno promosso il vino nazionale, e non i singoli vini regionali, concentrando la promozione e creando quindi un ritorno d’immagine più forte. Ma del resto la Sicilia ha un punto di forza a suo favore: assieme alla Toscana, è una regione che ha una sua individualità agli occhi dei giapponesi, che però conoscono già bene la prima e sono molto incuriositi dalla seconda.

FONTE: Terrà – Multimediale dell’Agricoltura
Tetsuro Akanegakubo Corrispondente per l’Italia di Shakai Shimpo – Tokyo

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