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La Strada dell’Olio in vetrina alla Bit di Milano

La “Strada dell’olio extravergine d’oliva Dop Valdemone-Comuni dei Nebrodi” partecipa alla borsa internazionale del turismo di Milano.

Stavolta sarà presente all’evento fieristico per promuovere il Distretto turistico della coalizione Pit 33 e Pir 21, che comprende un gran numero di Comuni della fascia tirrenica nebroidea, in uno spazio espositivo di complessivi 62 metri quadri.

L’iniziativa promossa dall’Ente parco dei Nebrodi congiuntamente al Distretto turistico dei Nebrodi è stata accolta, favorevolmente, dai sindaci dei comuni di Caronia capofila, Acquedolci, Castel di Lucio, Mistretta, Motta D’Affermo, Pettineo, S. Agata di Militello, S. Fratello, S. Stefano di Camastra, Tusa che hanno aderito al progetto.

Per tutti questi comuni è una importante occasione di promozione non soltanto dell’olio, quale prodotto principale della “Strada”, ma anche dell’intero territorio dei Nebrodi. I prodotti tipici locali, insieme a arte, cultura, tradizioni, diventano veicolo promozianale per avviare interessanti contatti commerciali con operatori nazionali e internazionali.

Fonte della prima esperienza fieristica, la “Strada” ha messo in mostra la sua creatività, ottenendo grande successo. Infatti, lo stand allestito è stato uno di quelli più visitati oltre che per l’olio, anche per la molteplicità e la diversità dei prodotti tipici offerti ai visitatori.

Gazzetta del sud Venerdì 23 Febbraio 2007

Sicily Fish 2006

Sedici stand per sedici aziende della filiera siciliana del pesce; dieci chef selezionati dalla Federazione italiana cuochi. Buyers della grande distribuzione organizzata. E poi recital di poesia e prime musicali, mostre di coralli e di gioielli, dibattiti ed esposizioni.

Sono, in sintesi, i numeri della prima edizione di “Sicily Fish”, la rassegna nazionale dedicata alla cultura e all’economia del pesce siciliano, che si svolgerà nel Kempinski Hotel Giardino di Costanza di Mazara del Vallo (Trapani), dal 10 al 12 novembre.

Alla manifestazione prenderanno parte, nel pomeriggio di venerdì, anche il governatore Totò Cuffaro, l’assessore regionale Antonino Beninati (Pesca), Nuccio Cusumano, presidente della commissione Pesca del Senato, il presidente di Confindustria Sicilia Ivanohe Lo Bello, vertici istituzionali come Umberto Vattani (Ice) e di network nazionali della distribuzione commerciale, del calibro di Coop, Conad, Eismann ed Esselunga.

Ad aprire i lavori, i rappresentanti degli enti locali della provincia: il presidente Antonino D’Alì, il sindaco di Mazara Giorgio Macaddino e il presidente della Camera di commercio Giuseppe Pace. È prevista pure una serata (venerdì 10 alle 21) nel Teatro Rivoli di Mazara.

Intitolata “Miracoli del mercato del pesce”, ruoterà attorno ai testi di Evelina Schatz. Si aprirà con sei “subsongs” per due pianoforti, di Giovanni Sollima. A firmare le musiche, Andrea Talmelli; di Francesco Cucci le scene.

Promossa grazie ai fondi del Por 2000-2006 dal Consorzio Agrobelice, che associa una quindicina di imprese trapanesi del turismo e dell’agroalimentare, Sicily Fish è organizzata da Mediterranea spa, la società proprietaria del cinque stelle lusso di Mazara.

Si avvale del supporto del distretto produttivo della pesca (Cosvap) che ha sede nella cittadina marinara. Vi fanno capo 46 tra enti e associazioni e 130 aziende della filiera ittica dell’Isola, con 2.120 addetti e un giro d’affari di 260 milioni.

L’Olio Planeta

Non paghi dei grandi successi raggiunti in campo enologico, i Planeta continuano sulla strada dell’altissimo livello qualitativo anche nel campo dell’ olio extravergine.

Olio Planeta Tradizionale Biologico

La produzione è orientata principalmente sul classico “taglio ” siciliano a base di Nocellara, Biancolilla e Cerasuola ma il panorama dei 75 ettari di proprietà in contrada Capparrina, non ha nulla di classico: un autentico spettacolo le ordinate file di olivi, allevati a vaso, digradanti verso il mare di Menfi.

Se proprio non riusciamo ad andare di persona vale la pena un viaggio virtuale tra le foto messe a disposizione dall’azienda.

MIELE, PREZIOSO NETTARE MULTIUSO

Prodotto salutare che piace a grandi e piccini, alimento dalle molteplici virtù e anche dai molteplici usi. In una parola, miele.

E proprio i tanti impieghi di questo prodotto speciale, saranno al centro delle degustazioni di che si terranno in occasione di “Figli di un bacco minore?”, la rassegna nazionale dei vitigni autoctoni e di tradizione italiani che si tiene a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, dall’1 al 3 giugno.

Grazie alla collaborazione fra Mielizia, marchio leader in Italia ed Europa per i mieli biologici, e Slow Food, organizzatore dell’evento, assieme all’assaggio dei vini sarà infatti possibile conoscere e gustare i mieli biologici di acacia di Piemonte Lombardia, di castagno della Toscana, e di arancio di Sicilia e Calabria, prodotti dagli apicoltori di Conapi (Consorzio Apicoltori Agricoltori Biologici Italiani) e commercializzati con il marchio Mielizia.

Tutte specialità dotate di carta d’identità dalla quale è possibile risalire al nome dell’apicoltore, al mese e alla regione di raccolta, nonché agli abbinamenti gastronomici che ne esaltano le qualità specifiche.

Ciascuno di essi infatti presenta caratteristiche particolari, tipiche dei fiori di provenienza e delle zone di origine: dall’odore al colore, dal gusto all’aroma.

Frutti nobili della collaborazione fra apicoltore, api e natura, i mieli si prestano infatti ad usi molteplici, che vanno ben al di là della semplice dolcificazione delle bevande.

Per questo verranno proposti in abbinamento: ai latticini freschi, grazie alla mousse di latte con miele di acacia, agrumi e castagno; con il pane, scegliendo l’antico pane azzimo, privo di lievito e sale, che esalta al massimo i sapori; ed infine con la frutta secca, nella sublime coppetta valtellinese, frutto di una cottura minima ed è composta da noci e miele millefiori della Valtellina, fortemente caratterizzato dalla presenza di castagno.

Le degustazioni si terranno tutti i giorni presso il Convento di San Francesco: venerdì e sabato dalle 18,00 alle 24,00 domenica dalle 11,00 alle 22,00. Presso lo stand sarà inoltre possibile acquistare i mieli utilizzati nelle degustazioni.

PISTACCHIO, UN PRODOTTO DA DIFENDERE TIPICO DELL’AGRICOLTURA SICILIANA

Non si può che esprimere apprezzamento per la campagna pubblicitaria e d’informazione, che recentemente i Coltivatori Siciliani di Pistacchio (quelli di Bronte in testa) hanno intrapreso per promuovere sui mercati il loro prodotto.

Non sono – così – mancate, per i Consumatori, le indicazioni sul miglior modo di utilizzare questo frutto nella gastronomia, nella pasticceria e persino nella gelateria d’alto livello.

Per l’occasione non sono mancate le informazioni sulle cosiddette Virtù salutistiche di questo prodotto, che, da più di un millennio, è tipico dell’Agricoltura Siciliana.

Insomma: si è resa – così facendo – anche giustizia all’antica e vivace (e ricca d’insegnamenti propri della cultura popolare) tradizione Agricola tipicamente siciliana.

Per quanta riguarda l’impegno specifico della Città di Bronte, siamo certi che il riconoscimento da parte dell’Unione Europea della Denominazione d’Origine Protetta (DOP darà a questo prodotto – che è un vero e proprio tesoro naturale – ulteriori, qualificate credenziali ed una maggiore visibilità.

Ciò detto, auspichiamo l’adozione d’analoghe iniziative da parte degli Agricoltori delle altre Province siciliane, dove le antiche, tradizionali, colture del pistacchio sono state – se non abbandonate – certamente trascurate. E dove tuttavia si sono realizzate spontaneamente alcune varianti altrettanto apprezzabili.

Le quali, ovviamente, nulla possono togliere alla identità e al primato del prodotto di Bronte che cresce su fondi ricavati talvolta sulle Sciare della lava dell’Etna.

Vorremmo infatti ricordare a noi stessi, innanzitutto, ed alle Istituzioni, agli Operatori Agricoli e Commerciali, e a tutti coloro che svolgono ruoli istituzionali che la riaffermazione della Tipicità del prodotto Siciliano, in quanto tale, potrà – fra l’altro – essere l’unica arma vincente nei confronti della invasione di pistacchi provenienti dai Paesi Asiatici (dall’Iran e dalla Turchia soprattutto), a prezzi inferiori e senza troppe pretese di qualità…L’accentuazione della Sicilianità dei nostri prodotti diventa, pertanto, uno strumento di commercializzazione, oltre che opportuno, necessario.

Ed i nostri molteplici prodotti sul mercato internazionale si aiuteranno a vicenda e sfonderanno tutti assieme se i loro promotori avranno l’accortezza e la capacità di valorizzare – essi stessi per primi – la identica matrice siciliana. In questo contesto ci permettiamo di suggerire che il pistacchio siciliano, nelle iniziative pubblicitarie e nella commercializzazione, venga indicato anche con l’antico termine, ancora molto in voga fra i nostri Contadini, di Festuca. Che com’è noto, proviene dall’arabo Fustuq e che letteralmente significa Pianta per antonomasia.

Una parola in lingua Siciliana…non guasta mai. Anzi spiegherebbe meglio i contenuti ed il valore dell’offerta pubblicitaria. E alzerebbe il tono della comunicazione commerciale.

Giovanni Basile

Sicilia Tempo Maggio 2006

I MIGLIORI OLI DOP D’ITALIA

Vengono dalla Sicilia, dall’Umbria e dal Veneto i migliori oli dop italiani:

hanno combattuto in tre categorie – fruttato intenso, fruttato medio e fruttato leggero – hanno superato una rigorosa selezione e hanno sbaragliato i 57 oli avversari di 31 denominazioni arrivati alla finalissima del Premio Sirena d’Oro di Sorrento, unico concorso riservato alle produzioni oleicole dop, organizzato dalla Regione Campania e dalla Città di Sorrento, con la collaborazione delle Città dell’Olio, Oleum e Federdop.

“La produzione di olio di qualità – ha detto Andrea Cozzolino, assessore all’agricoltura della Regione Campania – ha bisogno di una risposta italiana ai grandi marchi che ormai sono in mani straniere.

La salvaguardia del nostro settore e della qualità delle nostre produzioni passa necessariamente attraverso un crescente investimento e impegno sulle denominazioni di origine.

Occorre impegnarsi per mantenere l’alleanza con la ristorazione, iniziata proprio in seno al Premio, per promuovere l’uso della Carta degli Oli nei ristoranti che rappresenta un veicolo straordinario, non solo per difendere la tipicità ma anche per la sicurezza alimentare”.

LE MANDORLE IN SICILIA

“Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati” (Gabriel Garcia Marquez, L’Amore ai tempi del Colera).

Tra storia e mito

Secondo una antichissima leggenda il mandorlo nacque da uno di quegli amori disgraziati che vedevano protagonisti gli eroi, gli uomini o l’intera famiglia degli dei.

Gli antichi Greci narravano che Fillide, una principessa Tracia, incontrò Acamante, figlio di Teseo, sbarcato nel suo regno per una sosta durante la navigazione verso Troia. I due giovani si innamorarono perdutamente ma Acamante fu costretto a proseguire con gli Achei per combattere nella guerra di Troia. La giovane principessa, dopo aver atteso dieci anni che finisse la guerra, non vedendolo tornare con le navi vittoriose si lasciò morire per la disperazione.

La dea Atena, commossa da questa struggente storia d’amore, decise di trasformare Fillide in uno splendido albero di mandorlo. Acamante in realtà non era morto e quando seppe che Fillide era stata trasformata in albero abbracciò la pianta che per ricambiare le carezze fece prorompere dai suoi rami fiori anziché foglie. L’abbraccio si ripete ogni anno quando i fiori del mandorlo annunciano la primavera.

Il mandorlo, nelle due varietà dolci o amare, appartiene alla famiglia delle Rosacee e fin dall’antichità si diffuse nei Paesi del Mediterraneo, in Asia e in Africa, per la sua bellezza e per il suo preziosissimo seme: la mandorla.

In Sicilia sbarcò insieme ai Fenici e il suo uso si diffuse successivamente nelle colonie greche. Veniva utilizzato in cucina per la preparazione di squisiti dolci ma si traeva da esso anche l’olio che, a partire dal Medioevo, talvolta, si sostituiva al più costoso olio di oliva.

Sono molte le implicazioni simboliche della Mandorla tra le quali la più diffusa è quella dell’iconografia tradizionale medievale.

La mandorla circonda spesso il Cristo o la Vergine Maria a significare che la natura divina è contenuta all’interno di quella umana. Quest’iconografia è frequente anche nella pittura rinascimentale.

All’inizio del secolo scorso la provincia di Agrigento era il primo produttore mondiale e la mandorla rappresentava la principale fonte di reddito. Venivano coltivate circa 752 specie.

La massima diffusione si ebbe negli anni ’60 con circa 200 mila ettari di terreno impiantati a mandorleti.

Il Territorio ed il paesaggio

L’azione dell’uomo per impiantare il mandorlo viene a modificare in parte il paesaggio: colline brulle vengono, con dura fatica, terrazzate con muri a secco dove vengono “seminati” delle mandorle amare.

Dopo un anno il piccolo alberello di mandorlo viene innestato.
Di questo frutto nulla veniva perduto: la legna della potatura serviva ad alimentare i forni per la cottura del pane, con il mallo esterno si lavorava un tipo di sapone molle chiamato “scibina”, il guscio veniva utilizzato per alimentare i bracieri in casa.

Sagre e tradizioni

Agrigento non detiene più questo primato che tuttavia si sta cercando di recuperare. In primavera si svolge in questa città la sagra del “mandorlo in fiore” che ricopre la Valle dei templi di un delicato manto bianco e rosa simile a quello di una sposa che annuncia la primavera. (A proposito di spose, sembrerà strano ma le mandorle sono molto utilizzate anche nella cucina dei Paesi settentrionali dell’Europa e in Svezia sono protagoniste di una tradizione molto simpatica.

Alla vigilia di Natale si prepara un dolce di riso all’interno del quale viene nascosta una mandorla. La persona che la trova sarà la prima a sposarsi).
Se la festa dei mandorli ad Agrigento è la più conosciuta non bisogna dimenticare, in Sicilia, la bellezza delle coltivazioni delle campagne di Noto, nel siracusano.

Da questa zona provengono i frutti più profumati, quelli più ricchi di proteine e di essenze e tra tutte le varietà una particolare menzione merita la Pizzuta di Avola, la più elegante tra tutte le mandorle, impareggiabile per forma e gusto. Piattissima, ovoidale e regolare è perfetta per la confetteria più fine ma anche per la preparazione dei dolci siciliani.

I dolci alle mandorle siciliane

Tutti i dolci che si preparano rimandano al mondo arabo e alle origini asiatiche della mandorla. Le mandorle amare contengono acido prussico (acido cianitrico prodotto dall’amigdalina) e non vanno dunque consumate in grande quantità. In pasticceria si utilizzano per preparare gli amaretti.
L’utilizzo della mandorla per la preparazione di dolci è molto vasto, ogni provincia o, addirittura, ogni città utilizza questo squisito frutto per la realizzazione di piatti tipici.

La Frutta Martorana o Marzapane è, realmente, il principe tra dolci di mandorla. Si prepara con farina di mandorle o, in alternativa, con mandorle non tostare e frullate, e zucchero a velo in parti uguali. All’impasto viene data generalmente la forma di frutta o verdura utilizzando dei coloranti par alimenti (mandarini, fichi, ciliegie, pomodori, mele, uva, pesche, banane …).

Mandorle Sgusciate

Un utilizzo molto diffuso della mandorla è nella preparazioni di torroni e croccanti nei quali il gusto del frutto viene esaltato dal miele degli Iblei (arancia, carrubbo, tiglio, millefiori mediterraneo).

Nelle pasticcerie di Avola si può trovare un dolce tipico di nome “Facciuna”; veniva prodotto nei conventi del circondario dalle monache che utilizzavano mandorle, zucchero, albume, miele, cannella e un po’ di cacao. Vale la pena di assaggiarlo magari accompagnato agli originalissimi “carrubbini” realizzati con un impasto di mandorle, arance e farina di carrubbe.

Il Latte di Mandorle

Una tra le bevande più dissetanti preparata con le mandorle, oltre all’orzata, è il latte di mandorla, una bibita dissetante utilizzata soprattutto nelle caldi estate dei Paesi Mediterranei e, contemporaneamente molto energetica (la mandorla contiene una significativa percentuale di proteine, preziose vitamine del gruppo B1 e B2, ferro e calcio). Si prepara con le mandorle dolci e lo zucchero.

Le mandorle si spellano, dopo averle immerse in acqua bollente, si pestano e si lasciano riposare dodici ore in una terrina coperte da acqua fredda. Dopo aver filtrato il composto con una tela a trama larga si porta il liquido ad ebollizione con lo zucchero per circa dieci minuti. Lo sciroppo va servito allungato con acqua freschissima.

Con il latte di mandorla si prepara anche la granita di mandorla, tipica prelibatezza siciliana della quale si può gustare anche la variante alla mandorle tostate.

Il Biancomangiare

Il Biancomangiare è una preparazione dolce e delicata curiosamente tipica di due regioni italiane molto lontane tra loro: La Sicilia e la Valle d’Aosta. Deve il suo nome al fatto che nella composizione prevalgono ingredienti di colore bianco: latte o polvere di mandorle. In Valle d’Aosta il Biancomangiare prende il nome di Blanc Manger e si prepara in due versioni, la prima è fatta con latte di mandorla, la seconda, più elaborata, utilizza il latte di mucca.

In Sicilia il Biancomangiare è un piatto preparato con mandorle tritate, zucchero, amido, buccia di limone, cannella e messa a raffreddare in forme di terracotta. Generalmente viene servito su una foglia di limome, un piacere per gli occhi e il palato. Molto probabilmente il Biancomangiare fu preparato per la prima volta in Francia poiché nei più antichi ricettari è frequente la presenza di termini come: blanche mangieri, balmagier, bramangerè.

Si diffuse in Italia intorno all’XI secolo e viene nominato tra i piatti del celebre banchetto organizzato da Matilde di Canossa per la riappacificazione tra il Papa e l’Imperatore.

Degustazioni a raffica a Roma, Siena e 26 Milano. Gran finale a Modica.

Olio extravergine siciliano protagonista alla X Settimana Nazionale dell’Olio organizzata da Enoteca Italiana e Associazione Città dell’Olio, che dopo l’inaugurazione a Siena prosegue con un fitto calendario di degustazioni, corsi e banchi di assaggio in tutte le enoteche pubbliche d’Italia per tutto il mese, il 26 febbraio a Milano e poi con un’importante appendice finale l’11 e il 12 marzo a Modica. La Regione Siciliana, rappresentata dall’Assessorato Agricoltura e Foreste, quest’anno è ospite d’onore della manifestazione.
Per le bottiglie di extravergine di oltre 20 aziende di Sicilia, già andate in assaggio al pubblico con molto successo il 17 febbraio a Roma, a Trinità dei Monti, per l’anteprima della X Settimana dell’Olio e quindi, il 18 e il 19 a Siena, in particolare, nelle sale della grande mostra “Siena & Roma”, tra 180 capolavori, da Caravaggio a Raffaello, la prossima ribalta è il 26 febbraio a Milano, presso il Palazzo degli Affari e Giureconsulti, dove sono in programma degustazioni guidate e mini corsi di avvicinamento all’olio, nonché “lezioni” di abbinamento dell’extravergine con i piatti tipici della gastronomia italiana.
L’ultima tappa a Modica, l’11 e il 12 marzo, sarà invece nel segno del binomio d’eccellenza cioccolato-olio, a sugellare l’ottimo momento che stanno vivendo i prodotti agroalimentari di Sicilia in Italia e nel mondo.
Ecco quali sono le aziende siciliane che partecipano alla X Settimana Nazionale dell’Olio: Antico Frantoio Sas – Sambuca di Sicilia (Ag), Azienda Agricola Arcoria Pietro – Gravina di Catania (Ct), Azienda Agricola Biologica Titone – Loco Grande Trapani, Azienda Agricola Cinque Colli – Chiaramonte Gulfi (Rg), Azienda Agricola Disisa – Palermo, Azienda Agrobiologica Iannello & Manzello – Ventimiglia di Sicilia (Pa), Cantine Settesoli – Menfi (Ag), Casa dei Giovani – Bargheria (Pa), Consorzio Bellapietra – Sciacca (Ag), Coop.va Agricola Palermitana Olivicoltori – Palermo, Frantoi Cutrera – Chiaramonte Gulfi (Rg), Frantoio Oleario Gaspare Sarullo – Calamonaci (Ag), Mastri di San Basilio-Agritrasform sas – Ispica (Rg), Oleificio F.lli Cucchiara – Sciacca (Ag), Olis srl – Partanna (Tp), Planeta – Menfi (Ag), Premiati Oleifici Barbera – Palermo, Sallemi Raffaele Sas – Comiso (Rg), Savasta Vito-Eurocantina – Chiaramonte Gulfi (Rg), Soc. Agricola Vernèra di Spanò & C. – Buccheri (Sr), Terraliva di Frontino Giuseppina – Buccheri (Sr).

FONTE: Assessorato Agricoltura e Foreste

X Settimana nazionale dell’Olio – Ampolle d’Oro 2006

Grande successo di pubblico e di stampa per la cerimonia di inaugurazione della X Settimana Nazionale dell’Olio sabato 18 febbraio a Siena con la Regione Sicilia e i grandi extravergine dell’isola in primo piano.
L’evento ha visto la partecipazione in video dell’assessore Innocenzo Leontino che ha rivolto il suo saluto ai rappresentanti istituzionali e alle tante persone che hanno riempito la sala delle Lupe nello storico Palazzo Pubblico affacciato sulla Piazza del Campo, nel cuore della città del Palio.
Nell’occasione sono state consegnate le “Ampolle d’Oro 2006”, premi riservati a personalità pubbliche che si sono distinte per la promozione nel mondo dell’olio di qualità italiano e gli esclusivi “Premi del decennale”. Quest’ultimi sono andati all’attrice Isabella Ferrari, per la sua attività di artista nelle numerose interpretazioni televisive e teatrali, espressione della vocazione italiana alla qualità e alla bellezza, e al regista Ricky Tognazzi, per le pregevoli qualità d’artista e l’amore per l’enogastronomia e i prodotti dell’agroalimentare italiani.
A ritirare le “Ampolle d’Oro”, invece, c’erano Ciccio Sultano, grande e noto chef siciliano, premiato per la capacità di far conoscere dalla sua Ragusa la qualità della cucina mediterranea, valorizzando le proprietà dell’olio di oliva, i profumi, i sapori, le varietà dei prodotti siciliani, con la scoperta e la ricerca tipica di un artista di talento; l’ex ministro dell’interno tedesco Otto Schilly, cittadino di Siena legato altresì alla terra di Sicilia e la scrittrice e giornalista di storia e tradizioni Isabella Bossi Fedrigotti, per la capacità di testimoniare con le sue opere il legame, le radici, l’identità della sua terra, dove l’ambiente e la natura sono patrimonio antico della civiltà dell’uomo.

FONTE: Assessorato Agricoltura e Foreste

Sicilia ambasciatrice del made in Italy nel mondo con la Settimana Naz.dell’Olio

La Sicilia ambasciatrice dell’agroalimentare italiano con la Settimana Nazionale dell’Olio, la manifestazione organizzata da Enoteca Italiana e Associazione Nazionale Città dell’Olio, che si è aperta il 18 febbraio a Siena.
E proprio in occasione della cerimonia inaugurale l’onorevole Innocenzo Leontini, assessore all’agricoltura e foreste Regione Sicliana, in un videomessaggio ha affermato: “La Settimana Nazionale dell’Olio è un’occasione importante per la produzione oleicola siciliana perché ci pemette di valorizzare uno dei nostri tesori agroalimentari, consolidare la filiera olivicola e, al tempo stesso, la comunicazione e la promozione dei nostri extravergine di qualità. Da qualche anno stiamo promuovendo le produzioni agroalimentari siciliane legandole strettamente al territorio; e così siamo riusciti ad imporre anche in Sicilia la figura del “turista enogastronomico”, di colui che viene a vedere non solo mare e monumenti, ma anche a gustare la cucina e i prodotti agroalimentari di nicchia che la nostra isola riesce ad offrire. Ma questo legame forte tra produzioni e territorio si è spinto oltre ed è così che nel nuovo “Piano di sviluppo rurale” abbiamo previsto la creazione dei “distretti agroalimentari di qualità” e dei “distretti rurali”. E’ questa la nuova, grande scommessa che la Sicilia vuole affrontare, consapevole che solo la tipicità e il legame con il territorio potranno contrastare la globalizzazione”. A sottolineare l’importanza e il ruolo di prim’ordine alla Settimana nazionale dell’Olio per la Regione Sicilia anche il premio “Ampolla d’oro 2006” allo chef ragusano Ciccio Sultano che alla ricezione del premio ha affermato: “Accolgo questo premio con estrema soddisfazione perché mi rende ambasciatore della mia terra che, sul piano oleicolo, sta facendo enormi passi in avanti anche sulla scia del modello toscano. Questo riconoscimento è il frutto di un lavoro contraddistinto dalla qualità ma è anche l’impegno per la valorizzazione dell’olio come simbolo della mia terra nel mondo”.

FONTE: Assessorato Agricoltura e Foreste