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I vini di Sicilia e la loro versatilità.

VINO E CIBO

Vino e cibo  sono un’attività intrigante e complessa, che alcuni definirebbero ‘arte’. Un’arte complessa perché presuppone un esame organolettico del vino e del cibo; un’arte intrigante perché un abbinamento, quando è ben riuscito, è una manna dal cielo che esalta tanto il cibo quanto il vino, portando con sé un piacere intenso il cui ricordo rimane nella mente e nel cuore.
La cucina italiana, in maniera particolare, è depositaria di una cultura gastronomica che trae origine da differenti realtà regionali, prestandosi a una gran varietà di abbinamenti cibo-vino. La Sicilia, tradizionalmente terra di grandi vini, costituisce uno splendido esempio in materia. Alla cassata e ai cannoli si abbina il Marsala, al cioccolato il Passito di Pantelleria, al tonno fresco alla griglia un robusto Nero d’Avola, a testimonianza della gran versatilità dei vini di Sicilia. Anche per questo motivo i vini isolani sono riusciti a conquistare le ribalte enogastronomiche di tutto il mondo: da Londra a Shangai i vini di Sicilia sono conosciuti ed apprezzati. Il successo di questi vini è in gran parte imputabile alla geografia dell’isola: un clima mite tutto l’anno, la qualità del suolo e l’esperienza dei viticoltori siciliani costituiscono un mix che si è rivelato vincente. Qualità, gusto ed estrema versatilità: questi i segreti dei vini di Sicilia.

Il buono tra i buoni.

VINI  MORGANTE

Non dimentichiamoci della bontà dei migliori Nero d’Avola.

Il rischio è infatti che per i vini ottenuti da questo vitigno finisca come con il Marsala che ha l’immagine oramai da decenni compromessa dai tanti prodotti scadenti in commercio a basso prezzo.famiglia Morgante

Oggi, quando si parla di rossi di Sicilia, l’interesse è soprattutto verso quelli dell’Etna, perchè è innegabile che molte nuove etichette di alto livello qualitativo negli ultimi anni sono arrivate soprattutto dalle pendici del Vulcano. Tutto ciò ha finito per offuscare l’interesse sia del consumatore sia degli addetti ai lavori verso quella che però resta la cultivar a bacca rossa di gran lunga più coltivata in Sicilia. Sul mercato si trovano ottimi Nero d’Avola, anche con convenientissimi rapporti qualità – prezzo, basta scegliere con oculatezza. Non si sbaglia certo con l’azienda Morgante che produce solo tale vitigno declinato in tre etichette con caratteristiche ben distinte.

Ci troviamo nell’entroterra agrigentino, a Grotte dai terreni calcareo argillosi. Il vino di punta è il “Don Antonio“, affinato 12 mesi in barrique, che anno dopo anno si conferma come uno dei migliori rossi siciliani. Il 2006 si presenta molto complesso, con la caratteristica marasca esaltata da spezie finissime molto eleganti e resa più robusta da un sottofondo di tabacco e liquirizia. Morbito ma non troppo, sotto il velluto si sente il corpo possente, i tannini domati ma ancora un pò scalpitanti, la buona acidità che gli conferisce nerbo e garantisce longevità. Molto buono anche il più semplice “Nero d’Avola“, adatto ad accompagnare piatti meno elaborati, e l’ultimo nato “Scinthilì”, perfetto per il pesce e come rosso estivo da bere anche fresco. di Alma Torretta Enos 3 maggio/giugno 2010

L’isola del sole, del mare e del vino di qualità.

LA SICILIA E LE SUE RICCHEZZE ENOGASTRONOMICHE

La Sicilia è una terra di antica storia, cultura e tradizione. Si parla di lei nella letteratura di tutti i tempi: da Omero a Goethe, da Cicerone a Vittorini. Famosa anche per essere depositaria di una tradizione culinaria di primo piano, l’isola è da alcuni decenni diventata un punto di riferimento anche in campo enologico.

I vini di Sicilia sono ormai diventati, insieme ai vini toscani e ai piemontesi, l’eccellenza della produzione italiana.
L’isola, baciata dal sole e da temperature più che miti tutto l’anno, produce vini tra i più apprezzati al mondo: bottiglie come Nero d’Avola, Cerasuolo di Vittoria, Moscato e Zibibbo hanno raggiunto i palati fini di tutto il mondo.

Le case produttrici isolane hanno ormai raggiunto una visibilità internazionale: da Shangai a New York, da Londra a Buenos Aires i vini di Sicilia sono gustati ed apprezzati. La peculiarità che ha reso i vini siciliani tra i più famosi al mondo deriva sicuramente dal loro gusto corposo e deciso, per quanto riguarda i rossi, e fermamente delicato, per quanto riguarda i bianchi. Per questi motivi i vini di Sicilia si prestano ad accompagnare diversi tipi di piatti: dai formaggi al pesce, dai salumi di suino nero dei nebrodi alle carni.

I produttori siciliani, quindi, a fronte di una visibilità sempre maggiore, hanno ormai sviluppato un’adeguata risposta alla domanda sempre crescente, con portali di e-commerce e siti web comunicativamente moderni e funzionali. Perchè un’eccellenza ha tutto il diritto di essere comunicata a dovere.

Il vino siciliano conquista Copenaghen.

Bilancio positivo per le aziende vitivinicole siciliane che sono appena tornate dal workshop itinerante tra Germania, Belgio e Danimarca. Grande interesse a chiudere contratti da parte degli importatori, non solo danesi ma anche della vicina Svezia, a Copenaghen; folla di giornalisti qualificati, ristoratori e appassionati a Bruxelles; significativo primo approccio ai vini siciliani nella piazza di Berlino. Così le quindici aziende Assovini si preparano a raccogliere i frutti di questa esperienza internazionale, organizzata dall’Ice di Roma e Palermo, dall’Assessorato regionale delle Risorse Agricole e alimentari, col supporto di Assovini Sicilia.
“Già al Vinitaly avevamo avviato alcuni rapporti con importatori danesi – racconta Mario Stancanelli dell’azienda Etna Rocca d’Api – che il workshop a Copenaghen ci ha consentito di sviluppare insieme a nuovi contatti. Sono state già inviate le campionature e abbiamo quattro o cinque opzioni di importazione aperte, ci aspettiamo di chiudere almeno un paio di contratti”. Anche per Mario Di Lorenzo, titolare dell’azienda Feudo Disisa, è stato particolarmente produttivo l’incontro in Danimarca, Paese in cui sinora non ha esportato e dove adesso ha avviato “un paio di trattative interessanti su Copenaghen e una con la Svezia”. “In Danimarca il vino italiano è di gran moda e registriamo grande curiosità sui nostri prodotti – spiega Di Lorenzo – si tratta senza dubbio di una bella opportunità perché si tratta dello Stato europeo con il consumo di vino pro capite più alto tra i paesi non produttori”. Le aziende che hanno già importatori sui mercati esteri oggetto del tour promozionale, sottolineano invece l’importanza della presenza della stampa e il successo di pubblico. “A Bruxelles siamo stati visitati da molti giornalisti di settore – racconta Fabio Genovese, l’addetto all’export di Donnafugata che ha seguito il tour promozionale – e anche a Berlino abbiamo riscontrato una notevole affluenza dopo il seminario sul passito condotto dalla brava giornalista Veronika Crecelius”. “Il tour è stato un grande successo in Danimarca, ma anche se a Bruxelles c’è una forte storica presenza dei vini francesi, e malgrado la crisi – afferma Francesco Cucurullo, proprietario di Masseria del Feudo – per i vini siciliani ritengo che ci sia la possibilità di ritagliarsi uno spazio, purché non ci sminuiamo nel prezzo”. L’importanza di fare conoscere meglio la grande varietà dei vini dell’Isola è sostenuta anche da Francesco Ferreri, uno dei titolari di Valle dell’Acate nonché presidente del Consorzio di tutela del Cerasuolo di Vittoria. “La Sicilia è ancora soprattutto avvertita come un’unica area – spiega Ferreri – non c’è chiara percezione della nostra ricchezza territoriale. Tutti gli stranieri conoscono il Nero d’Avola e lo cercano, invece ad esempio il Cerasuolo di Vittoria, tra i tre Paesi che abbiamo visitato, è conosciuto solo un po’ in Germania. È fondamentale dunque far conoscere meglio la Sicilia e i suoi vini”. Un nuovo tour promozionale all’estero è già previsto per l’autunno.

Il rosso Duca Enrico compie 25 anni

I 200 anni di storia del vino siciliano sono stati celebrati a Palazzo Visconti di Milano dove si è tenuta una degustazione verticale delle annate storiche. A sequire 3 chef hanno proposto alcuni piatti in accostamento ai vini siciliani, ottimi in abbinamento con la tradizione culinaria italiana

MILANO – Il 25° anniversario del Duca Enrico di Salaparuta, che rappresenta quasi 200anni di storia del vino siciliano, è stato celebrato a Palazzo Visconti di Milano dove si è tenuta una degustazione verticale delle annate storiche 2009 (due), 2008, 2006, 2003, 2000, 1997, 1987 e 1985, guidata da Alberto Zaccone, docente di analisi sensoriale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Dapprima si è parlato delle varie vendemmie, delle zone di produzione, dei climi, dell’altimetria dei vigneti, della gradazione alcolica e quant’altro sottolineando come, a differenza di quanto avviene oggi, dopo una lunga macerazione si procedeva con la maturazione di un anno in botti di rovere di Slavonia, seguita da altri 13 mesi in barrique di Allier e Tronçais a tostatura medio-leggera. L’idea del nobile vino nasce all’inizio degli anni ’80 quando la Duca di Salaparuta maturò il proposito di studiare un nuovo prodotto capace di affiancarsi alle più alte espressioni qualitative in campo enologico.

Si decise quindi di investire in ricerca e sperimentazione individuando le zone di coltivazione, i vitigni, la vinificazione e i metodi di affinamento che potessero condurre con successo la Duca di Salaparuta al traguardo prefissato. Risultò subito evidente che il merito della potenzialità di questo vino è l’uva da cui nasce, il Nero d’Avola, il principe dei vitigni siciliani, a bacca nera, di origine antichissima. Il marchio, oggi internazionale, è caratterizzato da un’immagine tradizionale e aristocratica.

La sua storia – ha sottolineato un rappresentante del Gruppo – è legata alla storia della famiglia dei duchi Alliata che nel 1824 iniziarono a vinificare le uve provenienti dalle loro tenute siciliane usando tecniche di produzione per quei tempi inusitate. Negli ultimi anni si è deciso di investire sempre di più in vigna, intraprendendo un percorso che ha portato all’acquisizione di tre feudi: SuorMarchesa, nelle colline di Riesi, Vajasindi, alle pendici dell’Etna, e Risignolo nei pressi di Salemi. Infine, la ricerca della qualità continua nelle cantine di Casteldaccia dove il tempo e i preziosi legni di rovere consentono ai vini di affinarsi e di maturare.

Tradizione e innovazione sono due concetti cardini anche in cucina. Tre giovani chef che rappresentano tutta l’Italia, dal nord al sud, hanno proposto alcuni piatti in accostamento ai vini che parlano di Sicilia, ma si abbinano a tutta la tradizione culinaria italiana.

Giuseppe Ricchebuono, ligure di Savona, chef del ristorante “Il Vescovado” di Noli, ha preparato la “Palamita in crosta di pane con maionese di bottarga e insalatina di campo” e “Sugarello brasato con crema di prescinseau e composta di zucca e zenzero” abbinati ai bianchi Kados 2008 del Feudo di Rosignolo e Bianca di Valguarnera 2006 di Salemi; Antonio Strammiello, già con Ducasse a Parigi e oggi chef del “Cafè Les Paillotes”, un ristorante gourmet d’impronta mediterranea di Pescara, si è proposto con un “Risotto Carnaroli mantecato allo stracotto di coda di bue” e ’”Agnello con sfornatino di cicoria e patate con fave fresche” abbinati ai vini dell’Etna Làvico 2006 e al Duca Enrico 2005 del golfo di Gela. Infine Alessandro Dheò di Pavia, titolare del ristorante “Palazzo Bellavista” di Stradella, ha proposto una “Terrina al cioccolato fondente con biscotto alle mandorle, sifonato al caffè e salsa alla vaniglia” accostato al Donna Franca di Petrosino, un vino liquoroso doc di Marsala. Marino Fioramonti

Cusumano, Nero d’Avola: il figlio prediletto

IL VITIGNO PIU’ SICILIANO DELLA SICILIA STESSA

Cusumano Vini. Il risultato degli studi accurati condotti con metodo sui vigneti, si traduce nella trasformazione delle uve di miglior qualità in vini di spiccata personalità e piacevolezza. La tecnica in Casa Cusumano è da sempre al servizio della natura. La conoscenza e la tecnologia enologica più avanzata collaborano e contribuiscono, infatti, alla cattura delle specifiche caratteristiche di ogni varietà di uva, esaltandone al massimo la qualità e la naturale generosità.
Il paziente e antico processo di selezione e trasformazione è l’unico segreto che fa del Nero d’Avola di Cusumano un figlio prediletto di questo vitigno più siciliano della Sicilia stessa.

Nero d’Avola di Cusumano

Vinificato in purezza (Nero d’Avola 100%), trattiene ed evidenzia quanto l’esposizione regala al vitigno: il calore totale del mezzogiorno e la fresca umidità che viene da levante. Il colore è rubino intenso e profondo, come la personalità ed il carattere della più importante uva a bacca nera isolana. All’olfatto arriva con deliziose e nitide note di frutti rossi e spezie. In bocca risulta pieno, rotondo, ben strutturato, dotato di tannini eleganti e gentili e di un ottimo equilibrio gustativo. Grado alcolico 14°. Straordinario compagno di grandi piatti di carni grigliate ed arrostite. formaggi di media stagionatura senza dimenticarsi i primi piatti con sughi dalle importanti preparazioni. Da servire fresco tra i 16 ed i 18°C. Un sorso pieno di Sicilia.

Il Grillo di Fazio

IL VITIGNO SICILIANO DI TRAPANI

Fazio Vini vi presenta il suo Grillo, nato dall’omonimo vitigno. Probabilmente importato dalla Puglia, si hanno notizie certe sulla sua coltivazione in Sicilia dalla fine del 1800. Il Grillo è principalmente diffuso nel territorio di Trapani dove costituisce il vitigno base per produrre i migliori vini DOC Marsala. Quindi, è presente anche nella  provincia di Agrigento e limitatamente in provincia di Palermo e Siracusa.

Caratteristiche del vitigno

Pianta vigorosa, foglia da media a grande, pentalobata, di forma orbicolare o pentagonale; grappolo conico, generalmente alato, mediamente spargolo, acini medio-grandi, sferoidali, buccia spessa, leggermente pruinosa di colore verde-giallo con sfumature rosa aranciate sulla parti esposte. Maturazione media. Caratteristiche del vino. Concorre alla costituzione dei migliori vini DOC Marsala.

Con le sue uve si producono ottimi vini bianchi pronti o adatti all’affinamento. Il suo vino ha colore giallo paglierino carico, buon corredo aromatico, con sentori erbacei, floreali e note agrumate, al sapore è sapido, dotato di buon acidità e di una equilibrata morbidezza, ottima struttura gustativa. DOC Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Erice, Mamertino di Milazzo, Marsala, Menfi, Monreale, Salaparuta, Sambuca di Sicilia, S. Margherita di Belice.Zone di diffusione Province di Agrigento, Trapani e Palermo.

Grande successo delle Contrade dell’Etna

PASSOPISCIARO VINI

La terza edizione dell’interessante manifestazione “Le Contrade dell’Etna” ideata da Andrea Franchetti si è svolta Lunedi 8 Marzo come ormai tradizione nella cantina di Passopisciaro ed ha visto riuniti tutti i produttori del vulcano per presentare i vini dell’ultima vendemmia ed alcuni delle annate precedenti prodotti nelle varie Contrade dei comuni di Linguaglossa, Castiglione di Sicilia e Randazzo.
Quest’anno l’evento delle Contrade, che negli scorsi anni è stato già polo attrattivo per le novità siciliane in bottiglia, si è arricchito di una vera e propria chicca: il giorno precedente Domenica 7 Marzo presso l’innovativo Shalai Resort di Linguaglossa Andrea Franchetti ha presentato in anteprima, con una cena dedicata alla stampa organizzata da Laura Cirilli, i suoi quattro nuovi Cru da Nerello Mascalese.
L’occasione ha visto all’opera importanti chef siciliani, Filippo La Mantia, Giovanni Santoro, Giuseppe Costa e Antonio Colombo, le cui deliziose preparazioni si sono sposate con i vini proposti all’assaggio.
Quattro Cru da quattro differenti contrade, ottenuti da un unico vitigno il Nerello Mascalese, che acquisisce caratteristiche organolettiche diverse secondo la diversa composizione del terreno nel quale è allevato, infatti, le colate laviche che si sono susseguite nel corso degli anni nel comprensorio etneo hanno creato substrati di minerali differenti da zona a zona contribuendo a caratterizzare fortemente i vini. Nelle due salette dello Shalai Resort Andrea Franchetti ha riunito una quarantina di giornalisti italiani e stranieri, tra i quali anche Stephen Brook di Decanter, ad ogni tavolo i posti erano stati già assegnati, nel mio ho fatto conoscenza con Brandom Tokash, personaggio straordinario con il quale lo scambio di opinioni sui nuovi quattro Cru, sul Passopisciaro e sul mondo del vino siciliano è stato molto piacevole e proficuo.

Andrea Franchetti, Sergio Grasso, noto antropologo alimentare e Giorgio Grai famoso enologo italiano, hanno introdotto con un video il tasting dei vini, tutti annata ‘08: il primo ad essere degustato è stato il Rampante ottenuto da vecchie vigne di Nerello Mascalese a piede franco poste ad oltre mille metri in terrazze sulla parete di lava di Solicchiata. Il terreno nel quale sono allevate è sabbioso ed ossidato. Nel bicchiere mostra trasparenza, l’olfatto è d’intensa finezza con note floreali e fruttate di ciliegia, lampone, spezie e mineralità, in bocca è di bellissima freschezza, con le note fruttate presenti in un lungo finale sapido. E’ un vino particolare dal carattere deciso. Lo Sciaranuova nasce tra gli 800 ed i 950 metri, in un terreno argilloso e morbido per moltissime ore esposto al sole, olfattivamente il vino è meno intenso del precedente, ma in bocca mostra più struttura con bella intelaiatura tannica e gran piacevolezza di beva. Il Chiappemacine è prodotto più in basso, a 550 metri, è caratterizzato dallo spettro olfattivo variegato e inebriante, al gusto sorprende per l’austerità sapida-tannica, un vino di gran equilibrio. L’ultimo il Porcaria, è prodotto tra i 700 e gli 800 metri, è il più concentrato dei quattro, si esprime al naso con sensazioni minerali completate da note dolci di ciliegia e lamponi, riempie la bocca con potenza setosa e lunghissima. Infine è toccato al Passopisciaro, già noto, che nasce dall’unione di vini ottenuti da altre contrade, dal colore rubino caldo e trasparente, intenso ed attraente il bouquet di lampone, ribes, macchia mediterranea, balsamo e spezie. L’entrata in bocca è di finezza avvolgente, freschezza e sapidità di frutto lasciano una lunga scia finale.

Il giorno seguente prima di recarmi nella cantina di Passopisciaro per l’esposizione delle Contrade, incontro Franchetti per un’approfondita intervista, seguito di quella che due anni fa ebbi modo già di fargli.

Ha iniziato questa sua avventura in Sicilia relativamente da poco, ma ha avuto grandi soddisfazioni?
“Nel lavoro fatto sono stato inspirato da questo posto bellissimo che stimola a pensare alla natura ed anche dalla manodopera locale piena di grande volontà. Il terreno qui sull’Etna cambia ad ogni metro ed il vino cambia da alberello ad alberello, in quanti altri posti si vendemmia a Novembre con temperature che arrivano a 6-8 gradi. Per la collocazione delle vigne, inoltre, è una vendemmia eroica”.

Da questo vitigno il Nerello Mascalese quattro Cru differenti, ognuno dona un’espressione diversa, mi è piaciuto molto il Rampante, il Porcaria è il più intrigante di tutti, lei quale predilige?
Il Porcaria è sicuramente il più complesso, ma ognuno ha qualcosa di particolare. Il Nerello non è un’uva facile, si ossida facilmente, non si difende, ma se riesce ad avere espressione tersa, trasparente , ad essere tagliente, dona grande piacevolezza, mi piace definirlo un bianco come vino rosso.

Lei da tempo vinifica separatamente le uve delle varie contrade?
Tutte le contrade sono ben mappate e danno vita a vini diversi per la variazione d’altitudine e per la differente granulometria dei terreni. Prima tutti i vari vini assemblati davano vita al Passopisciaro, adesso lo si ottiene dalle restanti Contrade che non danno vita ai quattro Cru.

Le etichette di questi Cru sono tutte uguali, cambia solo la piccola scritta della Contrada?
Si non c’è l’esigenza di riconoscere le bottiglie da lontano, chi le comprerà probabilmente già le conosce bene.

Quante le bottiglie prodotte annata 2008?
Dei quattro Cru complessivamente 10.000 bottiglie, del Passopisciaro sono circa 38.000

Per chiudere una domanda fuori tema, che ne pensa della possibile istituzione della Doc Sicilia?
Non credo serva a fare la differenza, se è per questo sulla bottiglia dell’IGT c’è già la scritta Sicilia.

Lunedì 8 marzo l’azienda di Franchetti, ha aperto le porte a ben 46 produttori etnei, realizzando un importante momento di confronto tra loro e dando la possibilità a giornalisti, operatori del settore ed appassionati di approfondire una realtà enologica di grande spessore, vini emozionanti, che hanno come nota assolutamente distintiva il “terroir” d’origine.
Tra le novità assolute la presentazione del nuovo vino da uve Nerello Mascalese con piccole percentuali di Cappuccio di Tasca d’Almerita “Tascante” che deriva da vigneti della zona di Randazzo nelle contrade di Sciaranuova e Boccadorzo, l’annata ‘08 ha fatto 14 mesi di botte grande, il naso su toni di fiori rossi, frutta rossa di bella concentrazione, note speziate e lieve tabacco, fa da preludio alla beva di ottima coerenza con tannino presente e buona fresca persistenza.
Altro debutto per un’altra azienda affermata, Planeta presenta il suo Carricante ‘09 prodotto in contrada Sciaranuova non fa legno anche se nasce per essere un bianco longevo, sarà in commercio a fine Novembre. Dal bicchiere emergono profumi di fiori di ginestra e frutta fresca a polpa gialla, all’assaggio mostra tutta la sua gioventù, con persistenza acido-sapida.
Tra i numerosi Carricante assaggiati mi sono piaciuti in modo speciale,quello dell’Azienda Agricola Cavaliere di Margherita Platania del compresorio di S. Maria di Licodia, intenso al naso di fiori, frutta e mineralità, dalla beva piena, ricca di freschezza e persistenza, ed anche il Mari di Ripiddu ‘09 dell’Azienda Agricola Filippo Grasso, fresco e minerale all’olfatto ed al palato, un vino d’ottima piacevolezza. Tra i Nerello Mascalese più interessanti sicuramente quello di Romeo del Castello Vigo ‘08, che sarà in vendita solo a fine anno, pieno di viola, fragola, ciliegia, note di grafite e spezie, al gusto è pieno, di buona freschezza, con pregevole intelaitura tannica. Buono l’Etna ‘08 di Chiuse del Signore, dal naso poliedrico e dalla particolare beva di rotondità, ed il Setteporte ‘08 che è intenso e pulito al naso e riempie poi la bocca di fresco frutto. Eccellente il Nerello Mascalese ‘08 di Terre di Trente, ricco di eleganza e finezza gustolfattiva, con una lunga chiusura minerale. Tra le annate ‘07 tante conferme: il Musmeci di Tenuta di Fessina, il San Lorenzo di Girolamo Russo, il Don Michele di Moganazzi, il Quota 600 di Graci, l’Outis di Biondi e l’Archineri di Pietradolce.

Tasca d’Almerita.

VINI TASCA D’ALMERITA

Tasca D’ Almerita. Questo vino è prodotto con la varietà di uva più diffusa in azienda: il Nero d’Avola, vitigno decisamente non facile a causa delle sue caratteristiche organiche. Per capirlo fino in fondo e distinguerlo dalla massa è necessario tracciare la sua curva aromatica. Solo al centro della curva troviamo la maturità del vino. Infatti prima di giungere a questo punto il Nero d’Avola risulta pungente ed austero, dopo i sentori si fanno di frutta troppo matura e concentrata.
Tasca d’Almerita, che si pone come obbiettivo l’eleganza del suo Nero d’Avola, ha trovato nell’altitudine di queste vigne, ad oltre 500 metri sul livello del mare, e nella maturazione in botti grandi di rovere, le risposte ideali che consentono a questo vino di mantenersi fresco e piacevole.

Caratteristiche

Il Nero d’Avola di Tasca è vinificato in purezza (vitigno Nero d’Avola 100%) e svolge un grado alcolico di 13,5°. All’esame visivo si presenta brillante, di un rosso rubino intenso; all’olfatto regala sentori di ciliegia, amarena, gelso e di spezie quali vaniglia, cannella, menta e tabacco. Il gusto è morbido e giustamente tannico, il retrogusto lascia una piacevole sensazione di frutto maturo. A tavola si accorda perfettamente con primi piatti ben sostenuti, carni rosse in preparazioni importanti, formaggi stagionati. Temperatura di servizio intorno ai 18/20°C. Un gran rosso anche per piccoli pranzi.

Cantine sociali sul podio

I VINI DEL SOCIALE

Cantine Sociali: sono stati undici i vincitori della prima rassegna di vini siciliani la cui premiazione si è appena tenuta presso l’Istituto Abele Damiani di Marsala (Trapani), al termine del convegno “Vino e territorio: quale futuro?”. A salire sul podio, con grande sorpresa considerati i nomi delle aziende vitivinicole d’eccellenza che hanno partecipato, sono state le cantine sociali, per quasi tutte le categorie di vini. “Tutte le degustazioni sono state fatte alla cieca, e i risultati hanno un significato importante, confermano che anche le cantine sociali producono vino di qualità”, spiega Domenico Pocorobba, dirigente scolastico dell’Istituto. Sua l’idea, assieme ai suoi collaboratori, di riprendere una tradizione. “Fino a vent’anni fa l’istituto Damiani era sede di rassegne periodiche di vini provenienti prima da Marsala e successivamente da tutta l’Isola”, ricorda, “per la seconda edizione prevediamo di fare diventare questo appuntamento un vero e proprio concorso a livello regionale, magari in collaborazione con gli istituti Agrari delle altre regioni italiane”.

ELENCO DEI VINI VINCITORI

Ma torniamo ai vini vincitori, partendo dai bianchi: la medaglia d’oro è andata pari merito al Grillo “Tre Feudi” 2008 della cantina sociale Alto Belice di San Cipirello (Palermo), al Grillo 2009 di Feudo Arancio (Agrigento) e all’Etna Bianco Doc 2008 delle Cantine Patria di Torrepalino (Catania). Anche per i rossi troviano tra i vincitori una cantina sociale, le Cantine Europa (Trapani) con l’Eughenes 2006. A fargli compagnia due piccole cantine emergenti, che hanno dimostrato di potere produrre alta qualità: la Occhio di Sole col suo Nero d’Avola 2008 e l’azienda agricola Aldo Viola con un vino biodinamico, lo Shiv, un blend di Nero d’Avola e Cabernet sauvignon del 2005. Un Cabernet sauvignon 2009 in purezza di Mandrarossa ha vinto l’unico premio nella categoria Rosati. Tra i moscati e passiti l’unico premio è andato al Kabir 2008 di Donnafugata, una conferma potremmo dire. Per la categoria vini Marsala si è aggiudicato il solo premio il Marsala superiore riserva doc delle cantine Intorcia. Infine per gli spumanti sono stati premiati uno spumante rosè, il Palici della Cantina Patria di Torrepalino e uno spumante bianco, il Brut Riserva Duca di Salaparuta. Assieme ai vini, a fare da protagonisti sono stati anche gli allievi dell’istituto Agrario e dell’Alberghiero. Oltre cento ragazzi che hanno preparato i campioni da degustare, che li hanno serviti assieme ai sommelier dell’Ais, e che domani serviranno al pubblico vini abbinati a prodotti tipici, in occasione dell’Open day organizzato nell’ambito della Rassegna. Non solo. Alla giornata di degustazione hanno presentato anche i loro vini, prodotti in via sperimentale in laboratorio. “Si tratta di vini che hanno partecipato al concorso Bacco e Minerva che si è appena tenuto ad Alba e al quale hanno partecipato oltre 40 istituti da tutta Italia”, precisa Pocorobba, “qui hanno vinto ben due terzi posti, uno col bianco l’altro col rosso”. Se il buon giorno si vede dal mattino…